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INtervista a Marcello Cadeddu, candidato con SEL

Le interviste di IteNovas.com sulle elezioni regionali del 2014.
4 Domande, sempre le stesse per tutti i candidati, sui temi caldi di questa campagna elettorale.


 

Marcello Cadeddu SEL per Pigliaru presidente

1) Cosa ritiene di poter fare in consiglio regionale di diverso da quanto fatto finora?
 
Il punto non è fare qualcosa di diverso, il punto è fare qualcosa che funzioni! Ad oggi mi pare che uno dei limiti maggiori di questo Consiglio regionale sia stato approvare leggi di cui poi poco interessava se venissero applicate o no.
Certo, su iniziativa di Luciano Uras, per altro importante componente del mio partito, si è istituita una Commissione che verificasse i motivi di disapplicazione delle norme, ma non mi pare si sia risolto granché. Le faccio un esempio: ci sono i lavoratori della formazione professionale in cassa integrazione, i cosiddetti "lavoratori della Legge 47" (L.r. n.47/1979), per i quali si è legiferato molto, ma senza alcun esito perché l'Amministrazione reputa quelle norme inapplicabili. Oppure basta verificare la situazione dei servizi per il lavoro, che pure in questa regione dovrebbero essere il fiore all'occhiello della pubblica amministrazione.
Ci vorrebbe quindi una migliore qualità delle leggi: esse devono essere semplici, valutabili e immediatamente comprensibili dai cittadini. Non devono contenere continui rimandi da stregoni della politica e devono dare la possibilità a chi le applica di non doversi districare fra mille ambiguità, né di avere alibi per la loro non applicazione.
 
2) Emergenza lavoro: un solo provvedimento che la regione può fare in tempi brevi
 
La lotta alla disoccupazione non è un incontro di boxe dove si può trovare il colpo fortunato che mette l'avversario ko! Un solo provvedimento non avrebbe nessun effetto senza una struttura capace di realizzarlo.
Per esempio, io credo che la prima cosa che il nuovo Consiglio dovrebbe fare è prendere in mano la legge sul sistema dei servizi per il lavoro e le politiche attive (la L.r. n. 20/2005) e semplicemente la attuarli: una Conferenza annuale sull'occupazione che faccia il punto dell'anno trascorso  e dia le linee guida per l'anno successivo, un piano annuale delle politiche del lavoro che programmi in maniera precisa gli interventi, attraverso meccanismi di sperimentazione e valutazione dei diversi strumenti previsti in legge, in modo da eliminare quello che non funziona e potenziare ciò che risulta efficace.
C'è da recuperare molto tempo perso: in questi anni si sono elaborati piani del lavoro farlocchi, presentati in grande stile, portati in giro per la regione (per un certo periodo di tempo girava addirittura un Tir per l'Isola, ad annunciarne le sorti magnifiche e progressive!) e poi risultati completamente inutili.
Basta chiedere ai sindacati, che avrebbero dovuto far parte di una sorta di commissione di valutazione, quanti occupati in più si sono creati. 
 
3) Autonomia, sovranismo o indipendenza? E perché? 
 
Devo ammettere che questo non è un argomento su cui ho molta competenza e quindi esprimo semplicemente una opinione. Credo che tutti i popoli, e in Sardegna abbiamo un sentimento che ci porta a sentirci prima sardi poi tutto il resto, abbiano il diritto all'autodeterminazione. Perché non si spiegherebbe altrimenti perché si sostengano le ragioni di altri popoli, per esempio quello palestinese o curdo e non di quello sardo.
Quello che mi lascia un po' perplesso è ritenere il sovranismo o l'indipendenza come una precondizione dello sviluppo della Sardegna: questa non è una cosa scontata perché dipende anche dalla capacità di produrre classi dirigenti all'altezza. L'attuale Consiglio regionale sarebbe stato pessimo anche se si fosse chiamato Parlamento e chi c'è dentro è stato comunque votato... cosa che mi fa pensare che con tutta probabilità sarebbe stato eletto anche in una eventuale Repubblica di Sardegna.
Credo che siano molti i pro e contro da valutare, ma in linea generale, se questo fosse utile ai sardi, in un'ottica di solidarietà e cooperazione internazionale per me l'indipendentismo non è un tabù, ma un'opzione da valutare. Ma non credo alla magia, né ai rimedi magici.
 
4) Qual è la novità di queste elezioni? Perché un sardo deluso dovrebbe tornare alle urne?
 
Siamo dentro una crisi che pare infinita e abbiamo bisogno come non mai di una classe dirigente all'altezza. Non solo dentro il Consiglio regionale, ma è da quel luogo che possono venir fuori risposte che aiutano la Sardegna a resistere e riprendersi. Quindi non solo bisogna andare a votare, ma bisogna votare prestando grande attenzione a chi si sceglie. C'è tutta una retorica che svilisce il ruolo del politico, che invece è di fondamentale importanza per il benessere di una società.  Certo, è necessario definire regole più stringenti sull'utilizzo del denaro pubblico, come il triste spettacolo di un Consiglio quasi tutto indagato per peculato dimostra. Ma giocare tutto sugli stipendi, certo più alti di quelli di un operaio o un impiegato (ma non più alti rispetto a quelli di un manager, per esempio) serve a poco. Quindi inviterei i cittadini e le cittadine quando votano a pensare a quanto guadagneranno gli eletti e quindi a scegliere persone che quei danari li valgono. Forse è ora di vedere il politico come un investimento e non come un costo e neppure come un dipendente, perché la realtà tanto non funziona così, come le vicende del Movimento 5 Stelle in Sardegna dimostrano.
L'alternativa è che a decidere sia sempre qualcun altro e non i migliori! Chi ha clientele forti aumenta il suo potere con l'astensione e i suoi clientes pesano ancora di più: un conto è avere cento fedelissimi su duemila persone, un conto è averli su mille, si raddoppia il peso senza far nulla! E così saranno i più famelici, rapaci ed egoisti ad avere campo libero. Ci sono persone oneste in tutte le liste, si tratta di scegliere quelle, di scegliere chi ha dimostrato e dimostra di avere a cuore il bene collettivo.
Io sono certo che il centrosinistra ha uomini e donne, idee, programmi e competenze che garantiscono un ottimo governo della regione. Ma non basta un cambio di maggioranza, serve un Consiglio regionale di alta qualità in tutte le sue componenti. I tempi non ci permettono nient'altro che il meglio.
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