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Caporalato su lavoratori stranieri, 8 denunce in Sardegna

Le vittime erano immigrati Kirghisi che lavoravano in nero 14 ore al giorno per un salario di circa 600 euro al mese, in agricoltura e come badanti.

Arrivavano in Italia da altri Paesi europei con visti brevi per turismo o lavoro e poi finivano nei campi della Sardegna o da famiglie che li impiegavano come badanti e colf dalle 7 alle 21, ogni giorno, senza riposo settimanale e per salari in nero di circa 600 euro al mese. Le decine di lavoratori sfruttati erano cittadini kirghisi che un gruppo di persone, fra cui una loro connazionale residente a Cagliari, aiutava a ottenere subito i documenti necessari per restare in Sardegna.    

Sono otto, tutte incensurate, le persone denunciate dalla Squadra mobile di Cagliari per caporalato e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina: oltre alla kirghisa, un residente a Quartu Sant'Elena, quattro uomini e una donna di Isili e un uomo di Orosei. Le indagini sono partite circa un anno fa per chiarire un'anomalia emersa nell'Ufficio immigrazione della questura di Cagliari, dove erano state trattate oltre 200 domande di soggiorno di kirghisi: qui, stranamente, arrivava il 75% delle istanze presentate da cittadini del Kirghizistan in tutta Italia.   

Secondo l'accusa, la kirghisa denunciata fungeva da intermediaria fra i datori di lavoro e i connazionali e seguiva le pratiche per il permesso di soggiorno. Gli stranieri arrivavano in Italia con la promessa di un'occupazione ben retribuita e si stabilivano a Cagliari, Isili e Orosei, ma poi - secondo quanto emerso dalle indagini - si ritrovavano a lavorare duramente tutto il giorno sottopagati. Le abitazioni degli indagati sono state perquisite: sono stati sequestrati ricevute dei compensi lavorativi in nero e resoconti delle paghe fornite ai migranti.

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