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Cassa integrazione: all’Inps solo il 2% delle richieste previste dalla Sardegna

Lo dice la sottosegretaria Todde secondo cui al momento sono 570 su 29mila, invito alla regione ad accelerare, rischio Cigs anche per i dipendenti Carrefour e Coca Cola dell’isola.

Solo 570 domande di cassa integrazione arrivate all’Inps dalla regione Sardegna, su un totale di circa 29mila richieste previste dall’isola. Delle documentazioni pervenute, ne sono già state autorizzate 270. Lo dice Alessandra Todde, sottosegretaria allo Sviluppo economico, secondo cui “continua ad essere evidente che rispetto alle migliaia di domande da evadere, secondo i dati forniti dalla stessa Regione”, le domande di Cigd sono in ritardo. "Come già ribadito, nessuna polemica - avverte l’esponente del governo - ma un invito a cercare, ognuno per la sua parte, di velocizzare al massimo i tempi. Ce lo chiedono i cittadini e le istituzioni, ad ogni livello, devono rispondere".

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E anche i 305 lavoratori degli ipermercati Carrefour di Quartucciu e San Sperate che hanno continuato a svolgere l’attività in tutta la fase di emergenza sanitaria rischiano d’esser messi in cassa integrazione in deroga. L’azienda Società Sviluppo Commerciale ha infatti inviato ai sindacati la richiesta di consultazione per 21 punti vendita in otto regioni d’Italia, compresi i due sul territorio di Cagliari. Un atteggiamento “irrispettoso nei confronti dei dipendenti che, con responsabilità, hanno proseguito il loro lavoro, senza mai fermarsi nonostante lo stress e i disagi connessi all’emergenza Covid”, dice la Filcams Cgil. “ci saremmo aspettati ben altro riconoscimento verso questi lavoratori – aggiunge il sindacato - impegnati in prima linea per svolgere un servizio essenziale in un momento di grande rischio per la salute e sicurezza di tutti, non certo questo atteggiamento, soprattutto da parte di un gruppo solido come Carrefour”. La data del confronto è fissata per il 28 aprile ma l’azienda ha già fatto sapere che le ragioni sono legate alla riduzione del fatturato, probabilmente dovute alle restrizioni degli spostamenti fra Comuni, oltre che alle limitazioni nella vendita di alcune merci.

E problemi – sempre secondo la Cgil, stavolta la Flai, ci son per i dipendenti sardi della multinazionale Coca Cola, che avrebbe fornito “un kit di sicurezza anti Covid insufficiente, nessuna formazione in vista della fase 2 e totale chiusura verso qualsiasi rivendicazione del sindacato”. Dopo la decisione “di attivare la cassa integrazione anche per i 23 dipendenti sardi della rete commerciale – spiega la segretaria Flai Cgil Cagliari Valentina Marci – abbiamo avanzato alcune proposte e chiesto che il salario venisse integrato e riconosciuti i diritti alla maturazione di tredicesima, quattordicesima, Tfr, ferie e permessi”. L’azienda invece, sarebbe andata avanti “senza alcuna considerazione per le richieste dei lavoratori, anzi, ha persino paventato il rischio che l’accoglimento delle rivendicazioni sindacali potesse portare in futuro a un ridimensionamento degli organici”.

Foto | Pankaj Kaushal su Flickr

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