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Alla regione sarda tornano le spese pazze per le assunzioni

Una leggina approvata dalla maggioranza consentirà ai consiglieri di avere collaboratori esterni, contrari Massimo Zedda e Cinque Stelle.

Torna all'antico il Consiglio regionale della Sardegna, dopo lo scandalo nazionale delle spese 'pazze' dei fondi dei gruppi nelle passate legislature, finite al centro di lunghe inchieste della procura di Cagliari dopo la denuncia di una dipendente. Con una leggina approvata dalla maggioranza di centrodestra e sardista, col parere favorevole della Giunta, i gruppi consiliari potranno tornare ad assumere personale esterno alla pubblica amministrazione, con contratti di diritto privatistico, a tempo determinato, per un numero di unità non superiore a quello dei consiglieri di ciascun gruppo.

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A firmarli, salvo emendamenti che potrebbero modificare il testo approdato in Aula, sarà il presidente del Consiglio regionale, in questo caso il leghista Michele Pais, e saranno di natura fiduciaria: i contratti potranno essere risolti in ogni momento per decisione del capogruppo di riferimento. In teoria, le nuove assunzioni non dovrebbero comportare maggiori oneri per le casse pubbliche, anche se i gruppi si sono già dotati di personale in comando da altre amministrazioni, provenienti in particolare dal ruolo unico regionale. Per esempio, il Psd'Az ha già cinque persone in comando, alle quali il capogruppo Franco Mula ha ipotizzato di affiancare due esterni.    

In Aula si è schierato contro la leggina il relatore di minoranza Massimo Zedda (Progressisti), spalleggiato dal suo capogruppo Francesco Agus, da quelli di LeU, Daniele Cocco, e del M5S, Desire' Manca. "Questo provvedimento non riduce alcuna spesa, anzi la aumenta, anche se il titolo dice il contrario", ha segnalato l'ex sindaco di Cagliari. "Il budget assegnato ai gruppi è già stato sforato. L'analisi sul 2019 è fuorviante per i ritardi nella nomina degli assessori e degli staff. Lo stesso Consiglio ha tardato nella chiamata in comando dei dipendenti da impegnare nei gruppi. Il monitoraggio della spesa deve, invece, tener conto dei costi a regime”.

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