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Lavoro: call center perde commessa, a rischio 140 posti

Sta succedendo a Cagliari con la Nuova Karel Soluzioni, che dal 2003 si occupa di assicurazioni: da inizio agosto l'attività sarà spostata a Padova, per i dipendenti sardi licenziamento o contratto peggiore.

L’azienda perde la commessa, chi la vince sposta tutta l’attività a Padova, e così 142 lavoratori di un call center di Cagliari rischiano il posto di lavoro, o almeno un pesante peggioramento delle loro condizioni contrattuali. È quello che sta succedendo alla Nuova Karel Soluzioni, che dal 2003 impiega queste persone su un’attività assicurativa legata prima al gruppo Zurich (Zuritel poi Zurich Connect) e successivamente (dal 2011) alla multinazionale americana Xerox, che ha fondato la Nks, azienda in chiusura il 31 luglio di quest’anno. La commessa su cui lavoravano i 142 a rischio ovviamente continua, ma è stata vinta per i prossimi anni da Comdata, altra multinazionale leader nei servizi di call center in outsourcing, che ha già dichiarato ai sindacati di voler gestire la commessa Zurich Connect nei suoi uffici di Padova – dove sono impiegati circa 200 operatori - e di poter assorbire nel proprio call center di Cagliari 80 dei lavoratori Nks, diventati 115 dopo l’ultimo “round” di trattative al Ministero dello sviluppo economico.

Peccato che questi dipendenti, dopo tanti anni, dovrebbero cambiare tipologia di attività ma soprattutto contratto: se infatti fino ad oggi il loro riferimento contrattuale era quello Ania, riservato al settore delle assicurazioni, col cambio di commessa diventerà quello delle Telecomunicazioni, con perdita secca in termini di vantaggi e compenso. Il contratto Tlc infatti prevede orari diversi rispetto a quello assicurativo, turni anche nei giorni festivi e una retribuzione più bassa: su un contratto part time a 4 ore si passa dai 900 euro lordi dell’Ania ai 760 euro di quello delle telecomunicazioni. Peraltro, già nel 2013 l’azienda aveva chiesto una riduzione del costo del lavoro, disdettando Ania e applicando unilateralmente le condizioni del Tlc: un progetto che nasce da lontano, quindi, che in quel caso non riuscì per uno sciopero di 4 giorni che portò all’apertura di un tavolo di confronto coi sindacati, al termine del quale si riuscì a mantenere il contratto delle assicurazioni, ma con un accordo (firmato da Cisl e Uil) che secondo la Cgil prevedeva “pesanti deroghe finalizzate all’abbassamento del costo del lavoro di circa il 12%, consentendo un risparmio di circa 750 mila euro all’anno all’azienda”.

Oggi il vecchio progetto sembra sul punto di riuscire, nonostante a fine gennaio sia stata introdotta per legge la cosiddetta “clausola sociale” nei call center, attraverso il DDL Appalti, con l’impegno, per le società subentranti in una commessa, all’assorbimento di tutto il personale addetto alla stessa. In questo caso, considerato lo spostamento a Padova si cerca di trattare al ministero sul mantenimento di tutti i lavoratori (al momento ne andrebbero comunque a casa una trentina) e sulle condizioni economiche: la Cgil chiede di “armonizzare le retribuzioni” con il passato e di “riconoscere le stesse ore contrattuali per garantire i livelli retribuitivi precedenti, come previsto dal Ddl Appalti”. Tra i dipendenti non sembra però esserci grande ottimismo su queste possibilità, e diversi di loro hanno già espresso l’intenzione di non accettare le condizioni peggiorative che con tutta probabilità verranno applicate.

La vertenza è anche approdata in Parlamento a marzo, quando il senatore Luciano Uras (Sel), ha presentato un’interpellanza parlamentare rivolta ai ministri Padoan, Guidi e Poletti, riepilogando la difficile situazione dei lavoratori di Nks e chiedendo quali iniziative i membri del governo intendessero assumere per contrastare “il fenomeno della delocalizzazione aziendale e tutelare concretamente il diritto dei lavoratori al mantenimento del posto del lavoro e quali iniziative anche normative, per l'istituzione di un sistema di vigilanza e controllo sull'attuazione della normativa vigente in materia di tutela reale nel trasferimento di azienda, al fine di renderne più efficace l'applicazione".  
Al momento,non risulta nessuna risposta ufficiale agli atti del Senato, nonostante siano trascorsi quasi tre mesi dal suo deposito, mentre la scadenza del 31 luglio si avvicina sempre di più.

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