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La guerra alle bici che parte da Oristano

Il comune sta per chiudere il suo centro storico ai ciclisti, e lo potrebbero seguire molti altri, con il segnale dato dal boom delle multe.

Ormai da molti anni si parla in tutte le sedi di incoraggiare l’utilizzo nelle nostre città di mezzi non inquinanti e salutari come la bicicletta, anche per gli spostamenti casa – lavoro, e in questa direzione sono andati anche in Sardegna tanti progetti per la creazione di piste ciclabili e servizi di bike sharing, anche contestati come quello di Sassari o addirittura l’idea di una maxi direttrice ciclabile regionale. Oggi, in pieni tempi di revisionismo anti ambientalista crescono tanti piccoli Trump locali, scettici sul riscaldamento globale e anche sulla mobilità sostenibile: tra costoro sembra esserci il nuovo sindaco di Oristano Andrea Lutzu, eletto nei mesi scorsi col centrodestra, che ora sembra deciso a chiudere il centro città ai ciclisti.

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Il divieto è stato già deciso dalla giunta oristanese, anche se non è ancora entrato in vigore, e Lutzu è stato costretto a rispondere alle inevitabili polemiche, visto che il concetto pressoché universale è che pedoni e ciclisti in città debbano convivere e che il centro storico di cui si parla è praticamente tutto pedonale. Tra piazza Roma, piazza Eleonora e lungo la strada dello shopping che gli oristanesi hanno ribattezzato Via Dritta, però, Lutzu non vuole più vedere le due ruote, non perché sia nemico dei ciclisti, dice, ma perché “in quella fetta del nostro centro gli spazi sono ridotti e la presenza delle bici stava diventando troppo pericolosa. Abbiamo già assistito a diversi incidenti. I ciclisti possono passare nelle strade vicine, oppure scendere dalla sella e portare a mano la propria bicicletta”.

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E Oristano rischia di essere all’avanguardia nella guerra al mezzo più ecologico che ci sia, nonostante il codice della strada dica tutt’altro: con l’imposizione di aree esclusivamente pedonali, infatti, le città italiane sono riuscite a far aumentare del 62 per cento le multe inflitte ai ciclisti, nel solo 2016. E ora si parla di bloccare l’accesso delle due ruote alle aree pedonali anche a Trieste, a Piacenza, dove il divieto già interessa la via dei negozi, a Benevento (in tutto il centro storico) e a Orbetello, in una delle strade in cui si concentrano negozi e locali, per non parlare di Venezia ma anche dell’esclusiva Portofino, dove forse la bici è considerata un mezzo di trasporto da poveracci. Insomma, il revisionismo ambientale impera e chissà che non ci ripensino anche il sindaco di Sassari, Nicola Sanna, che sul progetto di una importante ciclabile si è giocato una parte non piccola della sua popolarità, togliendo spazio e parcheggi alle auto, o la stessa regione Sardegna, che nel 2018 dovrebbe partire col progetto ambizioso di una grande dorsale ciclabile che attraversi tutta l’isola.

Foto: Pixabay | CC0 Public Domain

 

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