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I giganti di Prama celebrano gli eroi degli antichi sardi

L’ipotesi degli archeologi è che le statue fossero omaggi a vittime di battaglie di guerra ancora non ricostruite.

Le misteriose sculture dei Giganti di Mont'e Prama, primo esempio di statuaria nel Mediterraneo occidentale (tra il IX e l'VIII secolo a.C.), potrebbero rappresentare "l'Arlington" del periodo tardo-nuragico per celebrare gli eroi vittime di battaglie ancora non ricostruite. Statue mastodontiche erette su una strada funeraria, assieme a modelli di nuraghi di varia tipologia, a vigilare e  celebrare l'eterno riposo dei caduti. 

È l'ipotesi che prende sempre più consistenza grazie allo studio di Bioarcheologia condotto dall'equipe dell'Università di Sassari, guidata dal professor Salvatore Rubino, presentato a Cabras in occasione di una due giorni dedicata ai Giganti organizzata dalla Fondazione Mont'e Prama. È stato l'accademico, coadiuvato dall'antropologo romano Luca Bondioli, ad illustrare i risultati della ricerca. "Abbiamo esaminato gli scheletri presenti nella necropoli, utilizzando le stesse tecniche di prelievo dei Ris - racconta Rubino – a partire dalle deposizioni in tombe a pozzetto, più antiche, e in tombe a pozzetto sotto lastrone, più recenti.

Per ora un campione parziale, che ci porta verso risultati però convergenti- spiega - In quelle aree le sepolture sono tutte di maschi giovani, fra i 15 e i 25 anni, non legati da vincoli familiari, provenienti da diverse aree della Sardegna e sottoposti a stress molto importanti, dai 12 anni di vita in su". Secondo l'archeologo dell'Università di Sassari Raimondo Zucca, più volte impegnato in scavi a Mont'e Prama, "se venissero confermati i dati delle tombe verrebbero escluse le ipotesi fin qui accreditate per Mont'e Prama circa un sepolcreto di un gruppo familiare allargato". Se così fosse, prenderebbe quindi corpo l'ipotesi che le statue fossero "guardiani" celebrativi di un corpus funerario dedicato ai guerrieri nuragici caduti in battaglia. "

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