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Protesta degli operai Alcoa alla Fed Cup

Tennis clubBloccati i cancelli con contestazione contro Governo e Regione, i lavoratori chiedono lo sblocco dell'annosa vertenza.

Fuori programma imprevisto per i 5mila spettatori che si trovano al Tennis club di Monte Urpinu per la finale della Federation Cup di tennis femminile tra Italia e Russia: prima dell'inizio degli incontri, previsto per le 12.30, c'è stata infatti una manifestazione degli operai dell'Alcoa di Portovesme che hanno improvvisato un corteo nei dintorni dell'impianto sportivo, per poi andare a bloccare gli ingressi allo stadio. I motivi, sempre quelli che hanno portato i lavoratori anche nei giorni scorsi a manifestare a Roma, come già successo più volte negli ultimi anni. La richiesta di un intervento da parte delle istituzioni, e del governo in particolare, per risolvere la crisi dello stabilimento che a dicembre, alla scadenza della Cassa integrazione, lascerebbe i 1000 operai del Sulcis definitivamente senza lavoro. Ad essere contestata, anche la Regione sarda, col presidente Ugo Cappellacci nel mirino dei cori operai, tanto più che che la sua giunta ha deciso di spendere ben 600mila euro per l'organizzazione dell'evento sportivo internazionale, che in tempi di crisi comunque non sono pochi soldi.

A una delegazione di lavoratori è stato consentito di accedere allo stadio, srotolando uno striscione con scritto "Con noi vince la Sardegna", messaggio che è ascolto con un applauso dal folto pubblico cagliaritano. A questo è servita la mediazione portata avanti con le forze dell'ordine e i dirigenti sportivi, oltre che col sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, che ha incontrato personalmente i lavoratori. La speranza è di riuscire finalmente a vendere lo stabilimento consentendone così la riapertura, magari con la mediazione decisiva della politica,  anche se già dopo l'incontro di lunedì a Roma, al Ministero dello Sviluppo Economico, si è decisa "una rete di garanzie", come l'ha definita il sottosegretario Claudio De Vincenti, "per assicurare la cassa integrazione ai 480 ex dipendenti del colosso Usa dell'alluminio "almeno per un altro anno". Un ammortizzatore che però i lavoratori preferirebbero non dover utilizzare, visto che sono tutti unanimi nel chiedere di tornare al lavoro, anche perché lo stabilimento è l'unico che produce acciaio a livello nazionale: un abbandono, quello della multinazionale siderurgica, ancora più grave, visto che per molti anni ha fruito di aiuti di Stato con sconti sull'energia che ora potrebbero costare cari all'Italia, condannata dall'Europa a pagare per violazione della concorrenza.

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