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Andrea Murgia: la buona politica è senza generali

Andrea MurgiaIntervista al candidato indipendente alle primarie regionali del centrosinistra del 29 settembre

Andrea Murgia è il candidato "outsider" alle primarie del centrosinistra sardo del 29 settembre, che designeranno il possibile futuro governatore della regione. Murgia, che ha fatto parte del listino di Renato Soru alle ultime elezioni, si candida in polemica con gli apparati del Pd e in un certo senso con lo stesso ex governatore, che ha preferito sostenere Francesca Barracciu. Da esperto di fondi europei (lavora alla Commissione Europea a Bruxelles), spiega l'importanza di questo strumento, che dovrebbe creare lavoro e sviluppo e finora è stato gestito malissimo, annuncia l'intenzione di dialogare con gli indipendentisti perché "certe istanze sono mature per entrare nella casa dei sardi" e mette al centro del suo programma il lavoro, a cui dedicherebbe la prima riunione di giunta se fosse eletto. IteNovas lo ha intervistato, mentre qui potete trovare lo spot elettorale, tutto in sardo, con il quale il candidato lancia la sua campagna che ha come slogan "Siamo pronti!".

Lei ha deciso di candidarsi in qualche modo contro tutto l'apparato Pd e le varie correnti. Che cosa rappresenta la sua sfida per il centrosinistra sardo?

La sfida è quella di rinnovare. Di presentare un progetto di sviluppo della Sardegna e di garantire che quel progetto possa essere attuato. Per questo due generazioni intere si stanno impegnando in prima persona. Noi siamo condivisivi e non divisivi, questa è la nostra forza e differenza. Non siamo contro un apparato, ma contro le modalità perverse della mala politica, contro le logiche irresponsabili del potere. Il centrosinistra per fortuna non sono solo i soliti nomi che da decenni occupano le poltrone nelle segreterie e nelle istituzioni, ma sono le migliaia di cittadini e cittadine di tutte le età che credono nei valori della sinistra. Noi a loro vogliamo dare voce. In questo consiste la nostra sfida.


Finora non ha ottenuto appoggi tra coloro che nel Pd potevano essere suoi amici (Soru) né da chi all'esterno del partito poteva essere interessato (Sel). Come se lo spiega?

Soru ha scelto di stare da un'altra parte. Il perché bisogna domandarlo a lui. Tutti i partiti seguono le loro logiche e celebrano le loro liturgie. Di fatto, però, moltissimi tra i nostri sostenitori appartengono a quelle aree perché condividono le nostre idee e l'esigenza di pulizia, trasparenza, rispetto per la buona politica. Noi non abbiamo nessun generale, e questo non può farci che onore. Siamo studenti, professionisti, disoccupati, magari anche con la laurea in tasca. Siamo le generazioni che i politici attuali, negli ultimi decenni, si sono preoccupati di tenere lontano dalle stanze dei bottoni.


Se dovesse vincere le primarie, quale sarebbe il suo rapporto con Michela Murgia o altri candidati "di sinistra" fuori dal suo schieramento?

Michela Murgia è di sinistra? Ce lo dica apertamente e noi dialogheremo. Ma anche se il suo progetto fosse solamente quello di sdoganare l'indipendentismo vorrei dialogare ugualmente. Mi sento autonomista come persona e come candidato. Non parteciperò ad iniziative con leader di partiti nazionali. Ritengo certe istanze mature per entrare nella casa dei sardi e vorrei capire se si può trovare un modo per negoziare un progetto insieme. Non conosco altri candidati fuori dal nostro schieramento: considero le primarie un processo inclusivo. Non abbiamo bisogno di contenitori nuovi ma di contenuti condivisi.


Lei ha grande esperienza di lavoro coi fondi europei. Pensa che questa risorsa sia stata sfruttata al meglio dalle istituzioni sarde? Cosa occorre fare di nuovo e diverso?

Altro che al meglio! Non è stata sfruttata affatto. È stato come gettare le perle ai porci. Cappellacci ha reso milioni di euro perché non è stato in grado di utilizzarli. E per la sua inattività rischiamo di avere dimezzate le risorse della nuova programmazione, fino al 2020. Stiamo parlando delle sole risorse che la Sardegna potrà dedicare agli investimenti. Quei soldi, tanti soldi, sarebbero dovuti servire per creare lavoro. Per mettere in campo progetti e professionalità. Per arrestare l'emorragia della dispersione scolastica, per specializzarci nelle nuove tecnologie e così via. Invece, il vuoto. Ecco la perdita netta, ecco i veri e più pesanti costi della mala politica.


Immagini di essere già governatore. Quali sarebbero i primi tre provvedimenti in assoluto che adotterebbe?

1 - Per una questione di equità e per dare un segnale forte abbasserei subito le indennità dei politici al livello di uno stipendio dirigenziale, senza gettoni o regalie ingiustificate.
2 - La prima riunione di giunta sarebbe dedicata al problema del lavoro: provvedimenti di emergenza e provvedimenti strutturali. Con fondi europei e con fondi ordinari. Vogliamo dare subito il segnale che insieme ce la possiamo fare e che nessuno rimarrà indietro. Serve riportare alla normalità una situazione che è diventata drammatica: serve rendere il senso del futuro ai giovani e la certezza del presente a tutti.
3 - La nostra visione di Sardegna guarda lontano, ma dovrà subito esplicitarsi in un progetto di governo il più ampiamente condiviso. Eserciteremo da subito l'Autonomia tutelando il paesaggio e il territorio, investiremo in conoscenza e in cultura e legheremo territorio e cultura per creare lavoro. Remeremo tutti insieme per uscire dalla crisi. Ma per farlo dobbiamo mandare a casa chi ci ha portato al punto basso dove stiamo oggi. Noi siamo pronti.

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