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Povertà in calo ma i sardi a rischio sono oltre 100mila

101mila famiglie dell’isola vivono ancora in uno stato di povertà relativa, secondo i dati raccolti dalla Caritas in 33 centri d’ascolto.

Il numero di poveri in Sardegna cala ma resta molto elevato. Sono infatti 101mila 300 le famiglie dell’isola che vivono in uno stato di povertà relativa, anche se la loro percentuale, anche grazie alla lieve ripresa economica, e diminuita di circa un punto negli ultimi tre anni, passando dal 15,1% del 2013 al 14% dell'anno scorso. Ma il rischio di povertà oggi riguarda soprattutto i giovani, sempre più soggetti a condizioni di lavoro precario, mal pagato e di breve durata. È ciò che emerge dal rapporto 2016 su povertà ed esclusione sociale tracciato dalla delegazione regionale della Caritas, in base ai dati raccolti nei centri di ascolto distribuiti in 33 Comuni, cui si sono rivolte l'anno scorso 7.692 persone, numero in calo rispetto al 2015.

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Il dossier e stato presentato in Consiglio regionale da Raffaele Callia, direttore della Caritas di Iglesias e responsabile del Servizio Studi e ricerche dell'organizzazione cattolica a livello regionale. Sono per lo più di nazionalità italiana (il 73,3%) i residenti sardi che l'anno scorso si sono rivolti ai centri di ascolto distribuiti nelle 10 diocesi dell'isola. Gli stranieri, invece, sono stati circa 2mila, in particolare di nazionalità romena, marocchina e senegalese, un terzo dei quali hanno chiesto aiuto agli sportelli di Cagliari. L'età media è di 46,7 anni, anche se una persona su cinque ha fra i 15 e i 34 anni.  Ancora una volta sono soprattutto le donne a chiedere aiuto, anche per conto della famiglia, ma negli ultimi anni si e assistito a un progressivo riequilibrio fra i generi.

Anche il rapporto di quest'anno conferma che chi possiede un titolo di studio superiore riesce a difendersi meglio dalla crisi. Chi chiede aiuto è per lo più senza lavoro, non l'ha mai avuto o l'ha perso (63%). I bisogni di coloro che si rivolgono alla Caritas sono soprattutto di tipo economico o legati a problemi di lavoro. Seguono difficoltà familiari (separazioni o divorzi) e mancanza della casa o condizioni abitative precarie.
"La povertà non è ineluttabile, ma può essere affrontata e sradicata", ha sottolineato Callia, indicando come centrale il ruolo del lavoro. "I giovani devono essere destinatari di particolari attenzioni. È un'epoca in cui i figli stanno peggio dei genitori". I Neet, i giovani che non studiano ne lavoro,  in Sardegna sono in percentuale maggiore rispetto alla media nazionale.

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