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Sensori e infrarossi le nuove armi contro gli incendi

Tecnologie sempre più avanzate sono a disposizione per prevenire i roghi e intervenire più velocemente, ma vengono utilizzate ancora pochissimo.

La Sardegna come ogni anno finisce nel mirino dei suoi stessi piromani, che distruggono territorio ed economia, mettendo a rischio anche la vocazione turistica dell’isola. E la domanda è sempre la stessa: che fare, a parte potenziare i mezzi di intervento e inasprire le pene per chi si macchia di questo crimine odioso, come chiesto praticamente da tutti i sardi? Visto che già le pene esistono e probabilmente verranno aumentate, e che il sistema di protezione civile sardo sembra efficiente, anche a detta del capo del Dipartimento nazionale, Fabrizio Curcio, l’altro aspetto fondamentale è quello della prevenzione.

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Su questo, le nuove tecnologie vengono incontro a cittadini e istituzioni, anche se pochi sembrano essersene resi conto, in Sardegna, in Italia e anche all’estero. Un esempio sono i sistemi di rete multisensoriali che individuano i roghi tempestivamente, processando le immagini a raggi infrarossi. Un sistema ben descritto in un articolo scientifico del 2013, pubblicato dallo Scientific World Journal e segnalatoci su Twitter da Pietro Nurra, spiegando che esistono “sensori termici sempre più efficaci e sempre meno costosi”. Nell’articolo, si descrive dettagliatamente lo schema di questo tipo di sistema di controllo a rete, entrando nel dettaglio anche con numerosi esempi: lo studio è dell’Università di Valencia, e utilizza i radar a raggi infrarossi per rilevare incendi di grandi dimensioni in boschi e altre aree ad alta densità di vegetazione, con test effettuati sempre in Spagna, in una zona montuosa non lontana da Alicante e nel parco di Albufera. La forza del sistema è nell’utilizzo di uno strumento denominato “predittore” che è in grado, appunto, di prevedere lo sviluppo delle fiamme, quanto possano estendersi, la loro persistenza e quali siano la gravità del rogo e l’urgenza dell’intervento.

Simile, anche se destinato maggiormente alla salvaguardia di beni culturali, quindi più adatto ai centri abitati, il sistema creato da un team di ricercatori greci con un progetto europeo concluso nel 2012, che utilizza telecamere ottiche e a infrarossi, Wireless Sensor Network (WSN), servizi informativi meteorologici e stazioni meteorologiche locali.
Qui, un centro di monitoraggio “riceve e elabora i dati utilizzando tecniche di analisi dei dati per generare automaticamente segnali di avviso per le autorità locali appena si verifica un incendio o condizioni atmosferiche estreme”. In caso di incendi, la propagazione del fuoco viene stimata con parametri come la tipologia di vegetazione, la velocità del vento, la pendenza e la conformazione della superficie del suolo. Un sistema di informazione e osservazione alimentato da informazioni geografiche (GIS) visualizza la propagazione del fuoco prevista in 3D, fornendo servizi per la decisione e il supporto operativo per l’intervento di spegnimento.
Un sistema che oggi viene già utilizzato dal Ministero dell’ambiente della Turchia: l’argomento ha suscitato l’interesse, sempre su Twitter, anche del segretario del Partito dei sardi, Franciscu Sedda, che ha detto di volerlo segnalare ai consiglieri regionali del partito per un intervento normativo.

 Foto in alto | Happy Come su Flickr

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