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Sassari prepara il robot indistruttibile che esplorerà il suolo di Marte

Al progetto finanziato dall’Ue collaborano l’ateneo sardo il gruppo Thales Alenia e il centro di ricerche della Fiat.

da La Stampa | di Nicola Pinna

Sarà quasi immortale o in grado di sopravvivere alle disgrazie spaziali, almeno quelle che gli umani sono capaci di immaginare. Il nuovo robot che nel 2020 toccherà il suolo di Marte partirà avvantaggiato: sarà dotato di una tecnologia talmente sofisticata che al momento è ancora in fase di progettazione. Gli studiosi ci lavorano da oltre un anno e hanno già qualche idea: il nuovo sistema dovrà essere pronto entro il 2019 e capace di reagire a tutti gli ostacoli. 

La sonda ha un nome molto poco cinematografico ma sarà una vera corazzata tecnologica: si chiamerà Mars Exploration Rover e sarà capace di portare a termine la sua missione anche dopo un incidente. «Il nostro nuovo robot sarà in grado di adattarsi a un ambiente che sappiamo essere particolarmente ostile e imprevedibile – spiega Manuel Sanchez, ingegnere della società franco-spagnola Thales Alenia – Intanto dovrà avere maggiore potenza comunicativa per la trasmissione dei dati raccolti, ma dovrà continuare il suo lavoro anche in caso di difficoltà. Cioè sarà dotato di sistemi che riusciranno a sostituirsi a vicenda, anche per evitare che un banale incidente faccia saltare tutto il piano. Gli ostacoli maggiori su Marte sono le radiazioni, le temperature e il suolo incerto. Questo progetto ci consentirà di superare le tecnologie a disposizione in questo momento e che oramai sono vecchie di 10 anni».

Può sembrare strano, ma la nuova sonda che arriverà a Marte si sta progettando in Sardegna. Nei laboratori dell’Università di Sassari, dove è nato il progetto “Cerbero”. I partner sono diventati 11: in rappresentanza di 6 nazioni europee e di Israele. In campo, a difendere i colori dell’Italia, ci sono i due atenei sardi, ma anche il Centro di ricerche della Fiat. «L’Unione europea ha finanziato il nostro progetto perché mette insieme competenze diverse – spiega Francesca Palumbo, coordinatrice del progetto e ricercatrice di Ingegneria dell’informazione – Il punto di forza di questo lavoro è anche un altro: la possibilità di sfruttare gli studi e la tecnologia che si sta mettendo a punto in campi molto diversi tra loro. Non solo in ambito spaziale, dunque».

L’obiettivo del progetto (ma nessuno dei ricercatori questo lo direbbe mai) è anche quello di far dimenticare la disavventura di Schiaparelli, la sonda presentata come un gioiello della scienza e che a ottobre si è schiantata sul suolo di Marte in mondovisione. Il lavoro è finanziato dall’Unione europea: 5 milioni di euro a disposizione, meno di 3 anni per completare la missione. Realizzare il robot iper moderno, dunque, è una corsa contro il tempo. 

Per mettere a punto la nuova tecnologia spaziale è nato un consorzio internazionale: insieme agli atenei e alla società che progetta i robot spaziali ci sono alcune aziende che operano in settori apparentemente lontani. «Il denominatore comune – spiega Katiuscia Zedda, project manager della società sarda AbInsula – è la nuova tecnologia, la stessa che consentirà al robot spaziale di affrontare qualunque imprevisto, sarà utile per migliorare le prestazioni dei droni e dei robot che si occupano delle esplorazioni oceaniche e delle auto elettriche». E non a caso dell’equipe fa parte anche il Centro di ricerche della Fiat. I mezzi che attraverseranno le nostre strade, in un futuro non troppo lontano, saranno necessariamente interconnessi. Qualche esempio? «Saranno collegati all’agenda elettronica – raccontano i ricercatori - Oppure ricorderanno al conducente l’appuntamento dal medico o che quel giorno è necessario fermarsi all’ufficio postale per pagare la rata del mutuo». Questioni terrene, dunque: niente a che fare con Marte.

Foto: Pixabay

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