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Lombardia e Sardegna prime nel venture capital italiano

Chiude il podio l’Emilia-Romagna. Negli ultimi tre anni sono stati investiti 185 milioni.

Da Wired | Simone Cosimi

Secondo i numeri diffusi da Aifi, l’Associazione italiana del venture capital, fra 2013 e 2015 sono stati investiti in Italia sotto forma di capitale di rischio 185 milioni di euro. La notizia, secondo alcuni, è che Lombardia a parte (dove sono stati impiegati 48 milioni) è la Sardegna la regione ad aver attratto la fetta maggiore, con 36 milioni, il 20% della torta. Il podio si chiude con i 25 dell’Emilia-Romagna. Seguono i 15 del Lazio, i 12 della Campania e i 5 dell’Abruzzo.

Un bottino magro, per una tipologia d’investimento non esattamente diffusa in Italia, ma tuttavia in crescita. Fra le ultime notizie, infatti, c’è da segnalare il lancio ufficiale di Barcamper Ventures, il primo fondo proposto dalla società Primomiglio di Gianluca Dettori che punta a raccogliere 50 milioni di euro (buona parte già assicurati da importanti partner) da investire su 200 startup. Si tratta del secondo fondo lanciato in Italia quest’anno dopo Panakés Parnters di Diana Saraceni che mette sul piatto 100 milioni per le startup del comparto salute.

Nei tre anni considerati sono state messe a punto 362 operazioni su scala nazionale. Tutte relative a round di finanziamento iniziali, quando cioè la startup ha bisogno di fondi per crescere e capire se la sua idea abbia le gambe abbastanza forti per sbarcare sul mercato. O per raggiungere dimensioni di redditività. Anche in termini di numero delle operazioni c’è la Lombardia al vertice con 103 investimenti. In questo caso alla seconda piazza si colloca invece la Campania con molte operazioni trainate nel 2013 dal fondo per l’hi-tech al Sud (36) ma evidentemente di importo minore se rapportate alla classifica in termini di valore. Chiude il podio la Sardegna con 35 operazioni nel triennio considerato.

“Nel Mezzogiorno – ha spiegato al Sole 24 Ore Anna Gervasoni, direttore generale dell’Aifi – l’innovazione non manca, ma è molto difficile attrarre investimenti, spesso anche per motivi di sicurezza. Il nostro obiettivo è mettere in rete i casi di eccellenza per fare in modo che queste energie non vengano disperse”. A parte le eccezioni sarda e in misura minore campana, il 70% degli investimenti di VC avviene al Centro-Nord. In alcune zone, dalla Puglia al Molise, non se ne registrano proprio, di questo tipo.

Eppure il contesto sembrerebbe positivo, dalle 5.657 startup innovative ai 3mila business angels passando per i 96 incubatori e acceleratori, comprese alcune realtà sostanzialmente uniche nel panorama europeo con l’H-Farm di Ca’ Tron, a Roncade (Treviso) che mesi fa ha lanciato un’ambizioso Campus destinato negli anni a coinvolgere tutte le fasi del percorso educativo: “Oggi in Italia c’è uno degli ecosistemi per start up migliori d’Europa, grazie anche a un quadro normativo e fiscale che negli ultimi anni è diventato più favorevole – ha aggiunto Gervasoni – un passo importante, intanto, è stata la creazione di operatori di venture capital regionali: 13 su 20, infatti, oggi hanno questa connotazione”.

Le aziende che beneficiano di questo flusso hanno ovviamente meno di tre anni, si muovono fondamentalmente nei settori informatico, medicale e dei media (con diverse variazioni a livello regionale, anche in virtù delle caratteristiche del territorio), e sono guidate da imprenditori giovani, con una media di trent’anni.

Foto: CC0 Public Domain | Pixabay

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