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Defibrillatori negli stabilimenti, la Sardegna in prima linea per salvare vite in spiaggia

È la prima regione “cardioprotetta”: «Così potremo evitare molte morti».

Da La Stampa | Nicola Pinna

Nelle spiagge italiane, ogni estate, avviene una strage che passa inosservata. Muoiono in 400 e molti di questi drammi si potrebbero evitare. Imprudenza a parte, molto spesso il problema è quello dei i soccorsi: non sempre tempestivi e talvolta affidati a persone poco esperte. Tra le cause principali degli annegamenti, secondo gli studi dell’Istituto superiore di sanità, c’è la sottovalutazione del pericolo, unita agli atteggiamenti esagerati, al superamento delle proprie capacità fisiche e anche all’abuso di alcol. «Se le spiagge fossero dotate di un defibrillatore molti dei drammi estivi si potrebbero evitare – dice Alberto Bertolotti, presidente del Sindacato balneari della Sardegna – Per questo abbiamo deciso di munire tutti i nostri stabilimenti di questo importante strumento salvavita». 

La Sardegna diventa così la prima regione “cardioprotetta”: nei 1800 chilometri di costa, tra calette e spiagge incantevoli, ci sono circa 600 stabilimenti e ben 300 alberghi gestiscono zone balneari attrezzate. Dovunque ci sarà un defibrillatore: in questi giorni il progetto parte nel Cagliaritano e in circa 100 strutture è già in servizio personale in grado di intervenire in caso di problemi cardiaci. Entro la prossima stagione estiva in ogni angolo dell’isola ci sarà un defibrillatore pronto per i casi più gravi. Nelle spiagge libere? Ci dovranno pensare i Comuni, gli stessi che al momento non sono neanche in grado neanche di attivare il servizio di salvataggio con i bagnini. «Noi imprenditori, invece, siamo pronti a portare avanti questa iniziativa, perché così la Sardegna sarà ancora più attraente sul mercato turistico – dice Bertolotti – Bella, come tutti sanno, ma anche più sicura. Ci sembra un modo di migliorare la nostra offerta». 

Altre due regioni, il Lazio e la Liguria, hanno introdotto l’obbligo di dotare di defibrillatore gli stabilimenti, ma la Sardegna è l’unica che si sta attrezzando senza una legge specifica. «In Italia ogni anno registriamo 64 mila morti per arresto cardiaco e di questi ben 17 mila sono ragazzi che hanno meno di 18 anni – racconta Simona Buono, rappresentante di una delle aziende leader nella produzione di defibrillatori – I numeri fanno spavento: è come se morissero 200 persone al giorno. Considerando che le persone a rischio, sempre secondo il Ministero della Salute, sono circa 15 milioni, direi che l’iniziativa di rendere più sicure le spiagge va nella giusta direzione della prevenzione. In caso di arresto cardiaco, ogni minuto che passa si perde il 10 per cento delle funzioni vitali. Un defibrillatore nelle località di mare può essere davvero miracoloso».

Foto: Pixabay | CC0 Public Domain

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