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Sardegna, emergenza attentati ai sindaci

Desulo | Foto Tobias Abel (© BY-NC-ND 3.0 IT)
Bombe, auto incendiate, pallottole spedite per posta, scritte sui muri e minacce. C’è persino un cavallo ucciso e decapitato. Sono 146 i primi cittadini vittima d’intimidazione.

da La Stampa | di Nicola Pinna

Gigi Littarru ha chiesto il porto d’armi e probabilmente lo avrà: «Spero che gli attentatori non tornino più sotto casa mia, spero che io la pistola non la debba mai tirare fuori. Una cosa comunque sia chiara: non sono più disposto a mettere a rischio la mia vita o la serenità della mia famiglia». Dal 20 febbraio il sindaco di Desulo, paese di montagna nel cuore della Barbagia, non riesce più a chiudere occhio. All’una del mattino qualcuno ha sparato una raffica di fucilate contro la sua casa: i proiettili hanno sfondato le finestre e si sono conficcati sui muri della cucina e sulle foto dei figli che erano appese alla parete. «Hanno sparato ad altezza d’uomo e mia moglie, dopo un mese e mezzo, continua a trovare schegge di vetro e proiettili in tutte le stanze. In questa regione la situazione si è fatta troppo pesante, gli amministratori comunali non possono operare in queste condizioni». A fare i conti con le intimidazioni, in Sardegna, ci sono 146 sindaci: negli ultimi tre anni gli episodi si sono ripetuti ovunque e sempre più frequentemente. 

Bombe, auto incendiate, pallottole spedite per posta, scritte sui muri e minacce fatte arrivare attraverso i mezzi più strani. Negli ultimi giorni gli attacchi sono diventati quasi quotidiani. Due in meno di sette giorni, l’ultimo nella notte tra venerdì e sabato. «Possiamo dire che siamo all’emergenza – denuncia il presidente dell’Anci isolana, Piersandro Scano – Ho scritto di nuovo al ministro Alfano: l’osservatorio del Viminale non si limiti a osservare ma cerchi di trovare soluzioni concrete. La cosa più grave è che finora le indagini su tutti questi episodi non hanno avuto risultati incoraggianti». I mittenti degli svariati messaggi di morte per i sindaci sono rimasti quasi tutti anonimi. Nell’89.7% dei casi non c’è un responsabile e di conseguenza resta misterioso anche il movente. «Io ho chiesto l’intervento dell’Esercito perché la situazione sta davvero degenerando – aggiunge Gigi Littarru – Gli organici delle forze dell’ordine devono essere rafforzati, i nostri paesi non possono essere in balia di personaggi che agiscono nel buio».

A Orotelli, duemila abitanti a venti chilometri da Nuoro, le due auto del sindaco Nannino Marteddu sono state carbonizzate da un incendio che di certo non è stato provocato da un corto circuito. Erano le tre del mattino di sabato scorso. Il giorno di Pasqua, invece, è toccato al primo cittadino di Bottida, che è anche consigliere regionale: contro Daniele Cocco qualcuno ha usato il solito fucile e la facciata della sua casa di Nuoro è stata crivellata di pallottole. In quel momento, per fortuna, dentro non c’era nessuno. «A me invece è toccato il 27 marzo – racconta il vicesindaco di Belvì, Maurizio Cadau – Hanno sparato contro il parabrezza della mia auto, ma sappiano che io e il resto della giunta non ci faremo scoraggiare, perché il paese merita che gli amministratori restino al loro posto. Se ho sbagliato nella mia attività in Comune vengano a parlarne in ufficio». 

Il 19 febbraio a fare le spese di questa guerra agli amministratori è stato il cavallo del vicesindaco di Norbello, un paese dell’Alto Oristanese. «Lo hanno ucciso e poi decapitato: non hanno neanche avuto il coraggio di prendersela con me – si sfoga Giacomo Angioni – Ancora non ho capito perché abbiano deciso di compiere questo gesto così crudele. Amministrare con questo dubbio e con questa paura certamente è molto difficile». A Cuglieri, nel Montiferru, il 1 novembre è stata incendiata la ruspa dell’azienda del sindaco Andrea Loche, mentre a Bosa, cittadina tra Oristano e Alghero, il sindaco Luigi Mastino è stato preso di mira il 21 novembre scorso. La sua auto e anche quella della moglie sono state avvolte dalle fiamme e gli attentatori, ripresi da una telecamera, sono ancora senza nome. «Le forze dell’ordine mi sono state molto vicine, non mi sono mai sentito solo – racconta – Certo, mi sono molto spaventato. I sindaci non possono continuare a subire questo pericoloso tiro al piccione». «Facciano qualcosa al più presto – invoca il presidente dell’Anci - Per noi la situazione si sta facendo troppo difficile, siamo al punto da chiederci a chi toccherà questa settimana».

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