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Inverno senza pioggia la Sardegna muore di sete

Un inverno tra i più secchi della storia ha prodotto una grave situazione di siccità nell'isola, anche se ormai il ruolo dei cambiamenti climatici conta quanto quello delle strutture spesso fatiscenti.

Uno degli inverni più secchi degli ultimi decenni sta facendo morire di sete la Sardegna, alleato con l’inefficienza delle reti idriche dell’isola, storicamente tra le peggiori in circolazione. Ma la siccità e la sete ormai non possono più essere imputate principalmente all’inadeguatezza delle strutture: è infatti evidente che in questi inverni sempre più secchi e caldi ha un ruolo anche il cambiamento del clima, che peraltro nell’arco di pochi decenni potrebbe portare buona parte delle coste sarde ad essere sommerse dal mare, a causa dello scioglimento dei ghiacciai e al conseguente aumento del livello del mare. 

Per di più la Sardegna, terra già di suo calda e arida, rischia di vedere desertificate ampie porzioni del suo territorio, se non si corre immediatamente ai ripari impedendo l’innalzamento globale delle temperature: il pericolo, a guardare anche le reazioni nella politica e nella società, è però che si guardi alla situazione ristretta senza badare a quella globale, come fa ad esempio chi prega per la pioggia, che salvi i nostri raccolti.
In ogni caso, scendendo nel dettaglio, molti sistemi idrici isolani restano ad oggi sotto il 50% di capacità: è il caso del Sulcis, del Coghinas e del Liscia. Secondo i dati pubblicati dall'Autorità di Bacino, che ne effettua il monitoraggio ogni mese, su una capacità massima di 1.799,33 milioni di metri cubi di acqua se ne contano 1.007,12 milioni, con una disponibilità del 55,9%. Sulla base di questa situazione restano in vigore le limitazioni nell'erogazione dell’acqua, soprattutto nel Nord Sardegna. 

In particolare l'invaso di Sos Canales è praticamente vuoto, con solo 0,02 milioni di metri cubi di volume disponibile, su 3,6 di capacità massima. Diventa critica anche la situazione nel Sulcis, dove su 75,4 milioni se ne contano solo 36,9, cioè il 48,8%, mentre a fine dicembre l'asticella sfiorava il 51%. Quasi invariati i livelli nel sistema idrico integrato del Flumendosa Campidano e Cixerri, con 381 milioni di metri cubi su 675,7 di capacità massima.
Salgono, rispetto alle rilevazioni di dicembre, i livelli negli altri sistemi idrici dell'Isola: nel Tirso si passa dal 68,4% al 69,5% di gennaio 2016 (323,73 milioni di metri cubi su 465,4 di capacità massima); negli invasi del Coghinas, Mannu e Tirso si registra un punto percentuale in più passando dal 43,5% al 44,6% (167,7 milioni di metri cubi su 376,1); nel Lisca si va dal 33,7% al 35,4%, nel Posada Cedrino si supera il 51%, mentre a dicembre si arrivava al 44% della capacità invasata, nel sistema Sud Orientale il livello supera il 64% mentre si attestava sul 63% a dicembre 2015.

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