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Aeronautica: saltano le esercitazioni sarde

Nato SardegnaL'annuncio del comando della base di Decimomannu con tutti i "giochi di guerra" spostati a Trapani, a causa delle proteste antibasi che si sono succedute negli ultimi mesi in Sardegna.

Saltano le esercitazioni dell’Aeronautica a Decimomannu, causa le “troppe” proteste sul territorio sardo. Sembra essere questo uno dei primi risultati ottenuti dalla mobilitazione contro le basi militari in Sardegna degli ultimi mesi, culminata nella manifestazione a Capo Frasca di fine estate 2014. Nessuna esercitazione internazionale, quindi, si svolgerà quest’anno nella base dell’hinterland cagliaritano, in quando secondo i militari “non ci sono le condizioni necessarie”. Lo ha comunicato il comando della struttura, spiegando che è stata spostata a Trapani anche la "Trident Juncture 2015", la più grande esercitazione Nato in programma quest'anno, originariamente prevista a Decimo. In una nota si precisa anche che le notizie su una prossima esercitazione "Starex" nell’isola, la cui ultima edizione ha avuto luogo nel 2011, sono "prive di fondamento”.

La  "Trident Juncture 2015", pianificata per il prossimo autunno, che avrebbe portato oltre 80 velivoli e circa 5mila militari di varie nazionalità ad operare sull'aeroporto di Decimomannu e a permanere nei territori circostanti per quattro settimane - sarebbe stata quindi “da tempo riprogrammata” sul territorio siciliano. La decisione di tale spostamento è stata presa dall'Aeronautica Militare perché si è ritenuto “che in Sardegna non sussistessero le condizioni per operare con la serenità necessaria per attività di tale portata e complessità, che coinvolgerà tutte le aeronautiche dei Paesi Nato”. Una bella risposta a chi considera “inutili” le proteste antimilitariste che sono riprese con forza negli ultimi mesi e anni in Sardegna, e che probabilmente dividerà come al solito la popolazione sarda tra i tanti che considerano le esercitazioni solo un problema per l’ambiente, il territorio e la salute dei cittadini e quelli che invece, e non sono pochi, vedono nella presenza militare una delle poche risorse economiche ancora sicure, per territori economicamente depressi come quelli del sud dell’isola.

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