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Darsena dei veleni: Porto Torres in piazza

Marea nera SardegnaSit - In davanti al tribunale di Sassari per l'udienza del Gup relativa al caso di disastro ambientale per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio di otto dirigenti Syndial ed ex Polimeri. 

Ci saranno dei colpevoli questa volta per la vicenda della “Darsena dei veleni” di Porto Torres, o l’inquinamento rischia di andare di nuovo in prescrizione? il processo è in corso a Sassari, ed oggi davanti al tribunale si è tenuto un sit - in indetto dal Comitato di Azione, Protezione e sostenibilità Ambientale per il nord-ovest della Sardegna, meglio noto come No Chimica Verde-No Inceneritore, in contemporanea con l'udienza davanti al Gup per la vicenda, che vede imputati otto dirigenti di Syndial ed ex Polimeri per disastro ambientale colposo, deturpamento delle bellezze naturali e per le relative mancate bonifiche a Porto Torres.

Per tutti, il pubblico ministero Paolo Piras ha chiesto il rinvio a giudizio. Si sono costituiti parte civile il Ministero dell'Ambiente, la Regione (assessorato all’Ambiente), il Comune di Porto Torres, l'Anpana, la Lega anticaccia e l'armatore di Alghero Cesare Goffi. I manifestanti, tra i quali associazioni ambientaliste e movimenti indipendentisti sardi, hanno esposto un lungo striscione davanti al tribunale con la scritta "Chi ha inquinato deve essere giudicato. Tumori e morti non vanno in prescrizione".

Stamattina il pool difensivo di Eni ha presentato le controdeduzioni proprio relativamente alla costituzione delle parti civili. Dopo mesi di accertamenti e audizioni di testimoni erano stati iscritti nel registro degli indagati il rappresentante legale di Syndial Spa Alberto Chiarini, il responsabile gestione siti da bonificare Francesco Papate, il responsabile Taf Management (Taf è l'impianto per il trattamento delle acque di falda) Oscar Cappellazzo, i responsabili dell'area operativa Taf Gian Antonio Saggese e di salute, ambiente, sicurezza del Taf Francesco Leone, il rappresentante legale di Polimeri Europa Daniele Ferrari, il direttore di stabilimento Paolo Zuccarini e il responsabile della sezione salute, sicurezza, ambiente, Daniele Rancati. A tutti veniva contestato di "non aver adottato le opportune cautele" e di aver quindi "cagionato un disastro ambientale per lo sversamento in mare di sostanze inquinanti".

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