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Botti di fine anno: dimezzate le province sarde

  • Scritto da Effe_Pi

Province SardegnaRestano le quattro storiche, con quella di Cagliari che cambia nome, mentre vengono abolite Sulcis, Gallura, Ogliastra e Medio Campidano.

Il botto di fine anno della politica in Sardegna è il dimezzamento delle province isolane, che da otto torneranno quattro, ritrovando in sostanza quelle dell’assetto istituzionale “storico” (Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano). Per ora restano le quattro "protette" dallo Statuto, ma è addio invece per Carbonia Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra e Olbia Tempio. In compenso, nasce la città metropolitana di Cagliari. L'ente di Cagliari muterà il nome in provincia del sud Sardegna, invariate le altre tre.

Sarà questa la nuova geografia degli enti locali disegnata con il ddl di riforma presentato dall'assessore Cristiano Erriu e approvato ieri dalla Giunta regionale, proprio mentre sta per scattare l'obbligo della legge Delrio, che impone ai Comuni la gestione associata di alcune funzioni. La riforma varata nell'isola punta sulle Unioni dei Comuni e le associazioni delle Unioni. Lo svolgimento delle funzioni, invece, passerà per gli Ambiti Ottimali e gli Ambiti Territoriali Strategici, tenendo conto delle regioni storiche, della continuità territoriale dei Comuni e della coerenza con i Plus (Piani locali unitari dei servizi alla Persona).

"Eliminate quelle che convenzionalmente chiamiamo le quattro nuove Province – ha detto l'assessore - oltre alle Unioni dei Comuni, in Sardegna sarà istituita la città metropolitana di Cagliari alla quale saranno associati 16 Comuni limitrofi: altri potranno unirsi successivamente. Alla Provincia del Sud Sardegna farà capo tutto il Medio Campidano, il territorio di Carbonia Iglesias e i Comuni della Provincia di Cagliari che non sono compresi nella Città metropolitana. Restano Oristano, Nuoro (nel cui territorio sarà compresa anche l'Ogliastra), Sassari (che ricomprenderà l'ex Provincia di Olbia Tempio). Queste Province - ribadisce Erriu - resteranno temporaneamente, sino all'approvazione della legge costituzionale di modifica dell'articolo 43 dello Statuto regionale".