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Igea: i giudici scoprono Iglesias Capitale

Miniere SardegnaCoinvolte nell'inchiesta su voto di scambio e corruzione 66 persone legate all'azienda regionale che si doveva occupare della bonifica delle miniere della Sardegna.

Benefit, posti di lavoro e appalti in cambio di voti alle elezioni: ecco il "sistema Igea", la società in house della Regione Sardegna le cui lavoratrici hanno occupato nei giorni scorsi le miniere, che dal 2009 ha ingoiato circa 600 milioni di euro di risorse pubbliche, scoperto dai carabinieri della compagnia di Iglesias in una maxi inchiesta della procura di Cagliari in cui risultano coinvolte 66 persone, fra le quali consiglieri regionali e comunali, imprenditori del Sulcis-Iglesiente, dirigenti, impiegati e sindacalisti della società che avrebbe dovuto occuparsi delle bonifiche negli ex siti minerari. 

Da stamane è ai domiciliari l'ex presidente Igea Giovanni Battista Zurru mentre è in carcere il suo autista e presunto braccio destro Marco Tuveri sindacalista Uil sospeso. All'amante di quest'ultimo e segretaria di Zurru, Daniela Tidu è stato imposto l'obbligo di dimora. Le misure restrittive eseguite nei confronti di Zurru, 76 anni - ex assessore ed ex consigliere regionale in quota Udc, che è stato presidente di Igea dal 2009 fino al commissariamento - Tuveri, 62 anni, e di Tidu, 40 anni, e firmate dal gip di Cagliari Giuseppe Pintori su richiesta del pm Marco Cocco, sono giustificate dai pericoli di inquinamento prove e di reiterazione dei reati contestati: peculato, truffa aggravata e continuata, turbata libertà degli incanti e violazione delle norme del codice degli appalti, oltre che di voto di scambio.

Il sistema "Iglesias capitale”, sul modello Roma, scoperto dagli inquirenti, che stamane hanno eseguito nuove perquisizioni, ruotava attorno a Igea, ai tre principali indagati, uomini politici e imprenditori che, in uno scambio di favori, riuscivano ad aggiudicarsi appalti truccati della societa' a capitale pubblico, che nel frattempo aveva accumulato - ad agosto 2013 una perdita di otto milioni di euro. Solo "gli amici degli amici", com'e' emerso dall'inchiesta condotta dai carabinieri di Iglesias dal gennaio 2013, potevano beneficiare di regali, fra cui taniche di gasolio provenienti dal parco mezzi Igea, beni della società concessi in comodato d'uso, auto di servizio, appalti e posti di lavoro a tempo determinato.

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