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Guerra dell'agnello: chiesto intervento del Papa

Agnello arrostoÈ guerra sul consumo di carne di agnello durante le festività pasquali, polemica tra l'ex ministro Brambilla e i pastori abruzzesi.

Pasqua 2014 sarà ricordata come quella della “guerra degli agnelli”: è ormai da qualche anno che gli animalisti nostrani vanno all’assalto contro la tradizione pasquale di mangiare carne di agnello in vari modi, in Sardegna principalmente arrosto, ma questa volta l’attacco è più diretto e chiama in causa perfino il Papa. Infatti, è di oggi la notizia che il presidente di Aidaa, Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente, Lorenzo Croce, ha chiesto al “Santo Padre” di fermare “l'ignobile massacro degli agnelli uccisi solo per soddisfare la bramosia umana in occasione della Pasqua''. Una lettera ''molto accorata per chiedere di intervenire in occasione della Pasqua a tutela degli agnelli e di tutti gli altri animali uccisi e torturati sul pianeta. Croce nella sua lettera chiede a Papa Francesco un intervento diretto in quanto anche gli animali sono "parte del creato che ci è stato affidato per essere custodito e non certo per essere massacrato'".

Nei giorni scorsi, era stata l'organizzazione internazionale Animal Equality a diffondere online ''un nuovo sconvolgente video, frutto di  un'investigazione sotto copertura condotta con telecamere nascoste'' che svela “tremendi atti di crudeltà e maltrattamenti perpetrati nei confronti di agnelli e capretti negli allevamenti e nei macelli  italiani'' ed era arrivata comunque dopo l’ex ministro Michela Brambilla, che ha presentato addirittura un progetto di legge, depositato alla Camera nei giorni scorsi, che vieta la macellazione e la commercializzazione a fini alimentari di animali di età inferiore a sei mesi, ricordando che “la vigilia delle festività pasquali è il momento più opportuno per riflettere sul consumo di carne e in particolare sulla strage degli agnelli, dei capretti, e di tutti gli animali di giovane età sacrificati alle esigenze dell’industria alimentare”.

A ribattere agli attacchi non sono stati solo gli amanti della carne, tanto più che in terre come quella sarda il consumo di carne di agnelli o maialini è una vera tradizione secolare che è considerata intoccabile da gran parte della popolazione, ma anche “addetti ai lavori” come i pastori abruzzesi e sardi. In particolare, quelli della regione del centro Italia si dicono “impotenti  davanti a imponenti campagne mediatiche come quelle messe in piedi per contrastare la cosiddetta 'strage degli agnelli'” e attaccano la stessa Brambilla, che definiscono “titolare di un'azienda che importa e commercializza salmoni e gamberetti” ma si scaglia contro il consumo di carne. Evidentemente, aggiunge il presidente dell'Arpo (Associazione  regionale produttori ovicaprini abruzzesi), nel mondo “della comunicazione e dei buoni sentimenti, il pesce non è carne". Gli allevatori segnalano poi che non c’è nessuna tortura verso gli animali, nei loro pascoli, animati da aziende che sono tenute in piedi, in buona parte, proprio dalla vendita di agnelli e capretti, che sono tenuti sempre “liberi e al pascolo, in conduzione tradizionale e biologica, greggi che ancora fanno la transumanza, che producono formaggi unici al  mondo". Sulla stessa lunghezza d’onda i colleghi sardi, con l'iniziativa di Giuseppina Sias, bororese, figlia di pastore, che ha studiato grazie alla pastorizia  e invita a postare su twitter "con l’hasthtag #boicottachiboicottalagnello, le foto dei nostri pranzi pasquali a base di agnello".

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