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FIOM IN PIAZZA PER LAVORO E COSTITUZIONE

Fiom in piazza a San Giovanni a RomaAndare a cercare i soldi dove sono, cioè nelle tasche di finanzieri e speculatori, e non dove si è cercato finora, anche per applicare finalmente la Costituzione.

Ecco le principali idee esposte durante la manifestazione nazionale di oggi della Fiom (Federazione impiegati operai metallurgici), conclusasi in piazza San Giovanni, a Roma, dal segretario generale dell'organizzazione sindacale, Maurizio Landini, e dagli altri personaggi che hanno aderito, tra cui il fondatore di Emergency Gino Strada e il giurista Stefano Rodotà.

Ma come quella della settimana scorsa di Sel, quella di oggi è stata anche una prova generale per tentare di costruire un'unità a sinistra, dopo che il Partito democratico ha fatto la scelta dell'alleanza col Pdl di Berlusconi. In piazza ci sono tutte le anime, dalla stessa Sel con Nichi Vendola e altri dirigenti, al Movimento 5 Stelle, fino a Rifondazione e i gruppuscoli extraparlamentari, ma soprattutto c'è quel pezzo di classe operaia che resta uno dei punti di riferimento dei progressisti, anche se non sono in pochi a confessare a mezza bocca di essere elettori (o ex), quando non addirittura iscritti al Pd.

La piazza è contro il compromesso con la destra, contro la rielezione di Napolitano al Quirinale (e come la settimana scorsa accama Rodotà "Presidente"), contro l'austerity che colpisce sempre i più deboli, lavori dipendenti, precari, pensionati, e contro l'idea che si debba cambiare una Costituzione "bellissima che non si è mai applicata davvero", come ricorda Landini. In piazza molti i sardi, provenienti dalle tante crisi industriali dell'isola, Sulcis in primis, che punteggiano con striscioni, caschetti da minatore e bandiere dei Quattro mori Piazza San Giovanni, insofferenti come molti loro compagni alle prudenze ad esempio del segretario confederale Cgil Nicola Nicolosi, fischiato e contestato perché non segue le invocazioni della folla allo "sciopero generale" e al "potere operaio".

Rodotà, Landini, Gino Strada, Vendola, forse i democratici dissidenti come Cofferati, Fabrizio Barca, Civati. Da qui, da un popolo deluso e da un dialogo probabilmente necessario con M5S e Grillo, cerca di ripartire una sinistra che oggi non solo deve lottare contro una destra in ripresa, ma anche contro il "tradimento" del Pd, che sembra chiaro anche nelle scelte economiche quando Landini parla contro il "patto di stabilità e il salvataggio delle banche" (misure avallate in Parlamento da quasi tutti i democratici) e lo scoramento ormai annoso di una parte consistente del suo popolo. Le ricette sono la "redistribuzione della ricchezza", visto che negli ultimi anni per Landini "230 miliardi di euro sono passati dai salari alla rendita" e l'applicazione della Costituzione, specie quando parla di "esistenza dignitosa" e "centralità del lavoro": una carta che non è solo da difendere ma andarebbe addirittura "portata in Europa", estesa a tutto un continente ormai da tempo malato di austerity e che non riesce a guarire.

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