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Stranieri in Italia non solo cifre ma vita reale

Migranti LampedusaI migranti che ci vivono accanto sono spesso considerati solo numeri, in realtà fanno parte delle nostre vite.

Abbiamo l'abitudine ad astrarci, li vediamo vicino a noi ma poi è quasi come se non fossero persone reali, solo presenze utili per le statistiche, che non entrano mai davvero nella nostra vita. Invece, come racconta l'articolo sotto, sono protagonisti della nostra esistenza eccome, anzi spesso vivono in parallelo a noi, in condizioni e con sogni simili: sarebbe utile ricordarlo sempre, specie quando escono notizie come quella data ieri dal Tg2 sul Cie di Lampedusa, con un video (in fondo alla pagina) in cui si vedono un gruppo di migranti nudi, all’aperto, sotto il getto dell’acqua spruzzata da un tubo, sottoposti ad un'umiliante "disinfestazione contro la scabbia".

Ciao Jamal! No grazie, stasera è tardi, sono stressata dal traffico natalizio e poi non lo vedi che tra qualche minuto pioverà? No veramente, tra poco scatta il verde e oggi sono satura di clacson, per davvero. Poi non ho monete nel portafogli, solo un pezzo da dieci. Ma perché ti sei rasato i capelli a zero? Non senti freddo?

Veramente parti? Dove vai e quando? Il primo gennaio? Dai, mi accosto.

Fai parte di quei 232 milioni di migranti di cui si parla nel Rapporto Unar 2013, un dossier statistico annuale secondo il quale è in crescita anche il numero degli italiani nel mondo: oltre 4,3 milioni anche a seguito della “nuova emigrazione”.

Saremo in due a partire nel 2014.

Sorridi raccontandomi che sei arrivato 6 anni fa e io me lo ricordo che quando aiutavi mio cognato nella sua attività le uniche parole di italiano che conoscevi erano sì, no, bella e mangiare.

“L’Italia si è affermata come rilevante area di sbocco per i flussi migratori internazionali soprattutto negli anni Duemila, ma anche nell’attuale periodo di crisi si continua a registrare un aumento della presenza straniera: da poco più di 3 milioni di residenti stranieri nel 2007 si è passati a 4.387.721 nel 2012, pari al 7, 4% della popolazione complessiva. “

Hai visto i miei nipoti nascere e crescere finchè un giorno, chi sta sopra di te ha deciso che la mia non doveva più essere la tua zona. Eri giovanissimo, ora avrai poco più di 25 anni, sei un insegnante qualificato in Bangladesh ma hai deciso di seguire tuo zio e di vedere com’è la vita in Italia. Ma sì, in fondo hai ragione a voler tornare in Bangladesh, 6 anni di non rispetto, di lavoro nero, di lontananza dalla famiglia vivendo in condizioni inumane devono essere stati abbastanza. Sarai arrivato al limite immagino. Ti fai una bella risata e mi rispondi “adoro Roma!”. Mi dici che sei già in ritardo e che torni nel tuo paese perché devi sposarti con una ragazza che ti ha scritto durante tutti questi anni ma che non conosci. Mi ringrazi perché ho contribuito a farti risparmiare soldi sufficienti per dare ai figli che avrai un futuro, forse migliore del tuo. Mi racconti che la tua comunità qui a Roma ti ha accolto come un figlio, che non ti è mai mancato nulla: un letto e da mangiare, un posto dove pregare il tuo Dio e il sorriso.

Una vita sopra al sistema, quando ti chiedo se sei arrivato come rifugiato o se sei irregolare guardi da un’altra parte, non mi rispondi. Capisco che in questi anni ti sei voluto far conoscere come persona, rifugiato politico o irregolare, che differenza fa?

Non sei mai riuscito ad integrarti completamente, questo è un fatto. Papier alla mano leggo che:

” Il rapporto tra la spesa pubblica per l’immigrazione da una parte e i contributi previdenziali e le tasse pagate dagli immigrati dall’altra, mostra che, anche nell’ipotesi meno favorevole di calcolo (quella della spesa pro-capite), nel 2011 gli introiti dello Stato riconducibili agli immigrati sono stati pari a 13,3 miliardi di euro, mentre le uscite sostenute per loro sono state di 11,9 miliardi, con una differenza in positivo per il sistema paese di 1,4 miliardi. L’obiezione ricorrente secondo cui l’integrazione degli immigrati costa troppo all’Italia, quindi, non trova riscontro nell’analisi delle singole voci di spesa e nel quadro che ne deriva. E’ vero invece che l’Italia sostiene spese di rilevante portata più che per le politiche di integrazione, per interventi di contrasto all’irregolarità o di gestione dei flussi, in un’ottica emergenziale (è stato speso oltre 1 miliardo di euro, tra il 2005 e il 2011, per i centri di Identificazione e di Espulsione, Centri di primo soccorso e accoglienza, centri di accoglienza, centri di accoglienza per i richiedenti asilo e Rifugiati) e soprattutto che, tanto a livello pubblico che sociale, si dovrebbe essere più attenti all’introduzione di elementi di sistema che possano garantire la continuità e l’efficacia degli interventi. “

Ma hai mai provato a cercare un lavoro serio qui, Jamal? Risposta negativa, continui a nascondermi il tuo status e ne fai una questione di lingua, che adesso in italiano ti sai far capire ma non puoi ancora leggerlo.

Peccato perché secondo me saresti stato un ottimo insegnante.

“Sono diversi i punti critici che caratterizzano l’inserimento nel mondo del lavoro: il sottoinquadramento, una condizione che riguarda il 41,2% degli occupati stranieri; la diffusione del lavoro sommerso; l’acuirsi del lavoro sfruttato e paraschiavistico nonostante un elevato tasso di sindacalizzazione, il cui aumento sembra però essersi arrestato a causa della crisi; l’offerta prevalente di lavori a carattere temporaneo; il ridotto inserimento in posti qualificati; l’elevata incidenza degli infortuni, la cui riduzione in valori assoluti sembra dovuta più al calo delle ore lavorate conseguente alla crisi che a una maggiore cultura della prevenzione.”

Mi dici che adesso l’indifferenza è aumentata e che addirittura qualche giorno fa una ragazza ha risposto alla tua offerta di vendita di fazzolettini “ voi le donne non le dovete nemmeno guardà”, colpa forse di quel tuo connazionale che ha sfigurato sua figlia con l’acido.

Riprendo il mio Papier nella borsa, dove leggo che: “Nel Dossier, confrontando i dati relativi alla popolazione italiana e a quella immigrata secondo criteri uniformi, si evidenzia che in Italia il numero delle denunce verso stranieri è stato costantemente più contenuto rispetto all’aumento delle presenza; gli stranieri regolarmente presenti hanno un tasso di criminalità equiparabile a quello degli italiani; tra gli irregolari incidono molto i reati legati allo stesso status di irregolarità; il numero degli stranieri su cui calcolare il tasso di criminalità è molto più ampio rispetto a quello solitamente utilizzato, includendo anche i non iscritti in anagrafe. Si può quindi riaffermare che l’esposizione alla devianza degli immigrati è connessa a condizioni di marginalità sociale e irregolarità giuridica.”

Adesso ti saluto Jamal, devo proprio andare. Sono io a ringraziare te per il sorriso di ogni giorno e per aver disegnato quel cuore sul vetro della mia auto quel giorno lì, quando in macchina piangevo perché il mio compagno mi ha lasciata per emigrare.

Ti faccio un regalo simbolico per il tuo matrimonio, il pezzo da dieci che ho nel portafogli, delle caramelle e ti lascio il mio indirizzo e-mail così mi potrai mandare le foto del matrimonio e il tuo nuovo indirizzo, dai che ti mando una cartolina dall’Oceano Atlantico.

“Sempre secondo il Rapporto Unar risultano in crescita i flussi di ritorno, per necessità più che per scelta, come effetto della crisi e delle ridotte capacità occupazionali del paese. Nel 2012 i permessi di soggiorno scaduti senza essere rinnovati sono stati 180 mila, un numero consistente ma diminuito rispetto al 2011.”

Cri. Cos.


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