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Alluvione: polemiche ma è ancora allarme

disastro meteoDopo il disastro nell'isola non mancano polemiche contro governo, regione, Protezione Civile e media.

Ogni volta che succede una tragedia come quella di questi giorni in Sardegna, si dice di evitare polemiche nel momento dell’emergenza, ma poi queste arrivano, puntuali. Speculazione politica o inevitabile dibattito scatenato da rabbia e voglia di trovare una spiegazione a tanto dolore? Comunque sia, tra i primi a lanciare accuse di “censura” sulle cause del disastro c’è stato il direttore dell’Unione Sarda, Anthony W. Muroni, che da Facebook ha accusato la Rai, in particolare Rai2, di averlo intervistato e poi non aver mandato in onda le sue dichiarazioni perché scomode. "Mezz'ora fa ho registrato un intervento per il Tg2, nel quale ripetevo i concetti già espressi a Uno Mattina: serve solidarietà, servono interventi, servono aiuti, serve combattere l'emergenza, Ma serve anche interrogarsi sul perché i ponti crollano, sul perché i cantieri per la messa in sicurezza dei fiumi si bloccano per anni a causa di contenziosi tra Comuni e imprese appaltatrici. Ho detto anche: va bene la solidarietà del governo e gli stanziamenti, ma forse dovrebbero rendersi conto che c'è un intero sistema che non funziona. E che in Sardegna, dieci anni dopo Capoterra, stiamo ancora parlando delle stesse cose. Mi ha appena chiamato una collega della Rai: l'intervista non verrà mandata in onda: ‘Meglio non parlare di questa cose’”. La polemica è stata rilanciata (in un’inedita “alleanza” col quotidiano di Zuncheddu) dal blog di Beppe Grillo, che si assume anche il merito del cambio di programma, visto che lo stesso Muroni ha annunciato che poi l’intervista sarebbe andata in onda ieri sera. Dal Movimento 5 Stelle, arriva anche l’attacco al premier Letta da parte del segretario di presidenza della Camera, Riccardo Fraccaro, secondo cui "Letta va a Olbia giusto il tempo di farsi scattare due foto, infatti alle 21 già torna per dire al Pd di salvare il Ministro Cancellieri. Non ho parole, tranne forza Sardegna".

Toni a parte, sono comunque in tanti ad invocare un cambio di rotta: ''la situazione in Sardegna è drammatica – ha detto il deputato sardo di Sel, Michele Piras - intere zone sono ancora isolate e difficilmente si potranno raggiungere nelle prossime ore. I danni alle cose e alla viabilità si potranno contare solo alla fine dell'emergenza – continua il parlamentare - la dichiarazione di stato di emergenza e il primo stanziamento di 20  milioni di euro sono un piccolo importante segnale: ma non  basterà''. Sinistra Ecologia Libertà ritiene infatti “necessario intervenire da subito per ripristinare i fondi stanziati per la prevenzione dei danni causati dal dissesto idrogeologico, che devono essere adeguati alla realizzazione di  quell'unica grande opera di cui il Paese ha veramente bisogno: la  messa in sicurezza del nostro territorio”. Anche il Wwf va all’attacco, ricordando che in Sardegna si è consumata ''l'ennesima tragedia annunciata''. I 459 millimetri di pioggia caduti in poche ore - prosegue l’associazione ambientalista - sono un fatto eccezionale, ma la responsabilità di ciò che ha provocato tante vittime ''soprattutto in prossimità dei ponti o di altre infrastrutture viarie, va ricercata nella mancanza di manutenzione e prevenzione rispetto ad un evento, peraltro, annunciato''. Per il Wwf ''è indispensabile stanziare i fondi preventivati dal 'piano di adattamento ai cambiamenti climatici e manutenzione del territorio', proposto un anno fa dall'allora ministro dell' Ambiente Clini ma mai stanziati dal CIPE: ovvero 1,6 miliardi l'anno per i prossimi 20 anni. Alla luce di queste esigenze è risibile lo stanziamento, previsto nella Legge di Stabilità 2014, di 30 milioni di euro di nuovi fondi per il prossimo anno, e di 180 milioni di euro sino al 2016 per contrastare il rischio idrogeologico''.

E mentre la Protezione Civile rilancia l’allerta sul rischio idrogeologico nell’isola, per oggi e i prossimi giorni, e si celebrano i primi funerali delle vittime, i dati pubblicati ieri dal Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), fanno pensare che la strage non sia del tutto casuale. Infatti, secondo l'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi), il tasso di mortalità per inondazione in Sardegna, negli ultimi 50 anni, è superiore alla media nazionale. Censiti i dati sui disastri di cui si ha notizia dall'843 ai giorni nostri, risulta che sulle inondazioni nell’isola le perdite sono il 50% in più rispetto alla media (0,03 morti contro 0,045 ogni 100mila abitanti). Dal 1963 ad oggi, secondo l'Irpi, sono 92 le vittime interessate dai fenomeni idrici (50) e geologici (42) in Sardegna, calcolate sommando la quantità di dispersi, deceduti e feriti.

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