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Cambiamento climatico, rischio disastro per il turismo in Sardegna

Uno studio europeo prevede nella peggiore delle ipotesi di surriscaldamento un crollo della spesa del settore che arriva quasi al 60%.

Il cambiamento climatico potrebbe costare alla Sardegna l'8 per cento del suo Prodotto interno lordo, principalmente a causa del crollo del turismo, la cui spesa nel peggior scenario di riscaldsamento globale potrebbe contrarsi addirittura del 59%. Erosione di spiagge, rischio incendi aumentato, temperature che in alcuni periodi dell'anno potrebbero diventare intollerabili, inondazione di territori oggi abitati e siccità potrebbero essere alcuni degli aspetti più disastrosi per la nostra isola, come per le altre del Mediterraneo.

È quanto suggerisce un maxi studio frutto del progetto europeo Soclimpact che ha coinvolto 24 partner di ricerca di otto Paesi europei. Finanziato dal programma Horizon, è durato 40 mesi di lavori. Tra gli aspetti studiati gli effetti dei cambiamenti climatici sul turismo, tema su cui ha lavorato il gruppo dell'Università di Bologna sfruttando le competenze del Cast (Centro di studi avanzati sul turismo) attivo al Campus di Rimini. I ricercatori hanno definito modelli di proiezione dei rischi calcolati per due scenari climatici, a basse emissioni e ad alte emissioni, e su due orizzonti temporali, di medio periodo (tra il 2046 e il 2065) e di lungo periodo (tra il 2081 e il 2100).

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Lo scenario peggiore prevede, nel 2100, una spesa turistica molto più bassa di quella che si avrebbe nello stesso anno in condizioni normali: "A livello complessivo - spiega Paolo Figini, professore presso il Dipartimento di Scienze economiche dell'Unibo - si può stimare che la spesa turistica complessiva a fine secolo sia del 59% inferiore in Sardegna, mentre in Sicilia siamo al meno 38%". I due modelli macroeconomici utilizzati, sottolinea Figini, danno "per la Sardegna una perdita di Pil al 2100 che va tra il 4 e l'8%, mentre in Sicilia è tra il 2 e il 4%".

Foto | Pietro Zanarini su Flickr

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