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Soldi e politica: scontro Sel - Cinque stelle

MontecitorioGrillini all'attacco dei finanziamenti sempre e comunque, ma la sinistra ribatte: no alla politica per milionari.

Sono le uniche due opposizioni parlamentari al governo Letta, insieme alla Lega Nord, ma non sembra che vadano molto d'accordo: parliamo di Sel (Sinistra ecologia libertà) e Movimento 5 stelle, che dopo un periodo in cui sembravano abbastanza in sintonia, ad esempio sulla candidatura di Stefano Rodotà al Quirinale, ora sembrano litigare su tutto o quasi, dalla legge sull'immigrazione al finanziamento della politica. E proprio su quest'ultima, vero cavallo di battaglia dei "cittadini" parlamentari, si è consumato ieri un duro scontro alla Camera, con protagonista il deputato sardo Michele Piras, che ha risposto duramente all'intervento del collega a Cinque stelle, Manlio Di Stefano, che tra le altre cose aveva accusato Sel di non voler restituire i soldi della politica "ai cittadini", come invece farebbero i "grillini" e di essere "la stampella del governo".

Piras ha risposto ricordando che nella tradizione della sinistra c'è sempre stata quella di restituire buona parte dei propri introiti "poltici" ai movimenti di appartenenza, per consentire di fare attività politica anche a chi "non è figlio di milionari", proprio come fanno i deputati e senatori di Sel, che lasciano ogni mese alla propria formazione politica i 4mila euro di diaria di soggiorno. Il parlamentare sardo ha ricordato poi di essere nato in Germania perché "figlio di operaio monoreddito emigrato" e di non accettare quindi dai Cinque stelle "lezioni sul denaro e su come si fa l'opposizione" e ha concluso affermando che Sel non è la stampella di nessuno, ma in caso sarebbe meglio esserlo "del governo Letta che non della legge Bossi-Fini".

Proprio quella legge che oggi è una spina nel fianco per il movimento di Beppe Grillo, che sembra completamente spaccato tra chi vuole una politica maggiormente attenta all'accoglienza, che ponga definitivamente fine all'epoca dei "respingimenti in mare", come i due senatori che nei giorni scorsi hanno presentato un emendamento (poi approvato) sull'abolizione del reato di clandestinità, e chi come Grillo è contrario all'abolizione della norma inventata dagli allora leader della Lega e dei postfascisti. Infatti, nel programma M5S non sarebbe inclusa la cancellazione della legge, e oltretutto, come scritto nel blog del comico, se il movimento si fosse presentato proponendo di cancellare la Bossi-Fini avrebbe ottenuto percetuali elettorali "da prefisso telefonico". Anche su questo è duro lo scontro, con Nichi Vendola che considera la credibilità di Grillo "affondata al largo delle coste di Lampedusa", mentre Umberto Bossi gli strizza l'occhio e parla di "battaglie comuni" sull'immigrazione.

 

 

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