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Pastori, la lotta si estende in tutta Italia accordo difficile

Ecco la bozza di partenza dell’incontro di oggi al Ministero dell’agricoltura, con cui il governo cerca di chiudere la vertenza prima delle elezioni.

Mentre la lotta dei pastori supera i confini della Sardegna e arriva in molte regioni italiane, da quelle del centro con  forte presenza di allevatori originari dell’isola a quelle del sud – in particolare Sicilia e Calabria – al Ministero dell’Agricoltura si cerca di spegnere il fuoco della protesta, in modo da non arrivare alle elezioni sarde di domenica con la vertenza aperta e il rischio di proteste clamorose, oltre che di reazioni imprevedibili dell’elettorato.

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La doccia fredda per i pastori a Roma è però arrivata subito, al tavolo infatti ci sono il governo nazionale e la regione sarda ma non i rappresentanti degli industriali, che hanno disertato un incontro da molti definito decisivo. Proteste simboliche anche davanti alla sede ministeriale, dove una donna ha deposto sullo spiazzo di fronte un telo con la scritta "w i pastori". Sul lenzuolo è stata disegnata una pecora che allatta due piccoli gemelli, accompagnata da una didascalia che ricorda le origini agropastorali dell'economia della Sardegna. Dopo pochi minuti il telo è stato rimosso dalle forze dell'ordine.

Il documento di partenza su cui è in corso il confronto romano ha tre obiettivi: creare subito le condizioni perché il latte possa essere pagato almeno un euro al litro e perché i pastori abbiano remunerazioni adeguate e stabili; distribuire i benefici fra i soggetti della filiera. MECCANISMO PER DETERMINARE IL PREZZO NELL'ANNATA 2018-2019. Si prevede prima un acconto (72 centesimi, secondo l'esito della riunione di sabato, mentre i pastori ne chiedono 80), poi un conguaglio finale, valido per tutte le parti, industriali compresi, per arrivare e superare al più presto il prezzo di 1 euro più Iva. L'acconto minimo varrebbe per febbraio, marzo e aprile di quest'anno e poi sarebbe integrato. A maggio quel prezzo dovrebbe essere ricalcolato, possibilmente al rialzo, in base al mercuriale pubblicato dalla Camera di commercio di Milano per il periodo di riferimento giugno 2018-maggio 2019.    A fine ottobre si calcolerà la media dei prezzi dei formaggi Dop sardi (quindi, non solo del Pecorino romano), da cui deriverà quello finale del latte, secondo un calcolo trasparente e condiviso tra le parti. Il prezzi finale del latte sarà applicato anche ai mesi precedenti, per ogni mese dal novembre 2018 all'ottobre 2019, con effetto retroattivo, quindi, e pagamenti a conguaglio per i pastori. Regione e governo sono pronti a mobilitare risorse per circa 49 milioni di euro per ritirare le eccedenze nel mercato del Pecorino romano. Inoltre, sarà curata la promozione del formaggio tramite la grande distribuzione e iniziative con l'Ice, per sostenere l'export del pecorino. Con le banche si lavora per una moratoria sui mutui concessi ai pastori. Il Banco di Sardegna ne ha già annunciata una di un anno.   

STABILITA' DEL COMPARTO. La proposta prevede che il pecorino non sia venduta a un prezzo inferiore a 6 euro al chilo. Saranno definite misure di monitoraggio sul rispetto delle quote, per evitare le eccedenze in futuro. Si ipotizzano la nomina di un prefetto addetto alla sorveglianza e un Registro telematico e della Commissione unica nazionale del latte ovicaprino.   PATTO DI FILIERA OVICAPRINA. Le parti si dovrebbero impegnare a condividere le regole sul controllo dell'offerta. Nei numerosi incontri promossi dall'assessorato regionale all'Agricoltura dall'estate 2018 a gennaio scorso, si era raggiunto un accordo su 12 dei 13 punti, ma l'intesa era sfumata sul prezzo del latte.

Photo | Pixabay

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