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Chi è Savona, l’economista sardo su cui è saltato il governo

Il professore cagliaritano 82enne, che ha insegnato all’Università nell’isola ed è stato ai vertici del Credito Industriale ha un “Piano B” per l’uscita dall’euro.

Un economista sardo che ama l’Italia: è l’82enne Paolo Savona, sul cui nome è saltato ieri l’accordo per il “governo del cambiamento” Lega - Movimento 5 Stelle, innescando una grave crisi istituzionale. Savona è nato a Cagliari nel 1936, si è laureato in Economia e commercio nel 1961, poi specializzato successivamente al Massachusetts Institute of Technology (MIT), e ha lavorato a lungo per il Servizio Studi della Banca d'Italia, diventandone direttore. Dal 1976, ha poi insegnato Politica economica all'Università di Cagliari e in seguito alla Pro Deo, rifondata in seguito come Luiss Guido Carli. 

Nello stesso anno, è diventato anche Direttore generale di Confindustria, carica mantenuta fino al 1980, per poi essere nominato presidente del Credito Industriale Sardo, segretario generale per la Programmazione Economica al Ministero del bilancio, direttore generale e quindi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro, Presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, di Impregilo, di Gemina, degli Aeroporti di Roma e del Consorzio Venezia Nuova. Tra il 2000 e il 2005 è stato poi consigliere di amministrazione di RCS e TIM Italia. Dopo l'incarico come vice presidente di Capitalia, all'atto della fusione con Unicredit è stato inoltre nominato presidente della Banca di Roma. Ha avuto l’incarico di Ministro dell’Industria, negli anni ’90, nel governo del futuro presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

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 Di lui si sa che era amico personale di un altro capo dello stato, Francesco Cossiga, sostenitore di “grandi opere” come il Mose di Venezia, seguace politico del repubblicano Giorgio La Malfa, che è piuttosto rigido, forse a causa di un’educazione “militare” ricevuta dal padre ufficiale di Marina, e che è particolarmente cocciuto, come da luogo comune che riguarda i sardi. Sul suo nome, secondo il leader leghista Matteo Salvini, si potrebbe giocare la prossima campagna elettorale, anche se l’economista cagliaritano dice in un’intervista a caldo che non si leverà “mai” sassolini delle scarpe, e sulla messa in stato d’accusa ventilata da Di Maio e Meloni per il Presidente della Repubblica afferma, citando Sant’Agostino, ”di parlare mi sono qualche volta pentito, di stare zitto mai”.

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Al centro delle contestazioni sulla sua figura, in Italia e in Europa, c’è in particolare il “Piano B” da lui messo nero su bianco nell’eventualità che si rendesse necessaria un’uscita dell’Italia dall’euro, una potenziale “Italexit” sul modello inglese. Negli anni scorsi, probabilmente non immaginando di essere di nuovo chiamato a un incarico di governo a ottant'anni passati, Savona aveva detto tutto quello che riteneva necessario fare, rendendo espliciti piani che hanno fatto rizzare i capelli a Parigi, Bruxelles, Berlino, Francoforte. Piani che probabilmente, nella visione di Mattarella, avrebbero potuto avviare oggi stesso una fuga di capitali dal paese. L'idea esplicitata dal professore sardo è che per ottenere di passar sopra alle regole europee di bilancio occorra minacciare di uscire dall’euro con un piano credibile e già pronto. In mancanza di concessioni, lo si sarebbe poi attuato, smontando molti dei pezzi della politica economica degli ultimi 25 anni a cui Savona stesso ha collaborato attivamente.

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