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Intervista a Luciano Cadeddu, Movimento 5 Stelle

Le INterviste di IteNovas.com sulle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Quattro domande, sempre le stesse per tutti i candidati, sui temi caldi di questa campagna elettorale. 

L'intervista odierna è con un protagonista delle prossime Elezioni politiche del 4 marzo, in particolare un candidato nei collegi della Sardegna. Oggi risponde alle nostre 4 domande Luciano Cadeddu del Movimento 5 Stelle, candidato nel collegio uninominale di Oristano. 

Qual è la novità di queste elezioni? Perché un Sardo deluso dovrebbe recarsi alle urne?

Votare è un diritto, ma è anche un dovere. Ogni volta che un cittadino non vota lede prima di tutto i suoi diritti e viene meno ad un impegno verso la collettività. Certo, non possiamo nasconderci dietro un dito, considerato che la situazione politica in Italia è stagnante da anni. L’astensionismo, comunque, non può e non deve essere la risposta. L’Italia, però, questa volta può scegliere con consapevolezza se restituire il Paese alla solita partitica che tutti conosciamo o se dare fiducia ad un gruppo politico fatto di cittadini che ha dimostrato che sa mantenere la parola data. Il M5S con oltre 23 milioni di euro certificati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze ha finanziato con il micro credito circa 7000 micro e piccole imprese generando circa 17000 posti di lavoro. Nessun partito o gruppo politico che è stato al governo l’ha mai fatto prima e tutto questo è stato fatto dai banchi dell’opposizione. Ecco, le rispondo che un sardo deluso può tornare a votare con fiducia, perché il M5S ha già dimostrato di sapere fare politica per il cittadino.

Per la Sardegna serve autonomia, sovranismo o indipendenza? E perché?

Alla Sardegna serve soprattutto il rispetto delle regole e una classe politica che faccia finalmente gli interessi dei cittadini. Abbiamo un bagaglio normativo che, già da ora, potrebbe migliorare la qualità della vita dei sardi, ma manca la volontà politica e soprattutto una classe dirigente che non sia miope e sia in grado di valorizzare le risorse che abbiamo sfruttando le occasioni. Mi riferisco, per esempio, ai fondi europei che perdiamo perché non vengono spesi attraverso dei progetti per il rilancio del settore agropastorale, vero motore, assieme al turismo, dell’economia della nostra regione. Penso anche al problema della continuità territoriale al quale si è sempre risposto con interventi arrangiati e di emergenza. Non c’è mai stata una seria convergenza di intenti tra Stato e Regione al fine di progettare una seria politica strutturale in grado di garantire ai sardi il diritto alla mobilità, già riconosciuto dalla normativa comunitaria e interna. Come si può comprendere, non si tratta di un problema di regole, di autonomia o di indipendenza, si tratta di un problema  soprattutto politico. 

Cosa ritiene di poter fare in Parlamento per i suoi concittadini di un’isola troppo spesso dimenticata?

Sono un allevatore che svolge il suo lavoro con passione, dedizione e dignità. Se non fossi fortemente motivato a svolgere questo mestiere, la burocrazia, la crisi e gli ostacoli che quotidianamente mi trovo davanti mi avrebbero già fermato. La regione da tempo promette di pubblicare il bando per il microcredito a favore del settore agricolo, tuttavia questo intervento non risulta ancora attuato. I fondi comunitari non vengono spesi nonostante le domande siano state approvate. Ecco, io intendo occuparmi soprattutto di questi problemi, delle politiche del settore agro-pastorale partendo dalla mia esperienza professionale. Conosco molto bene questo comparto produttivo, motore dell’economia sarda nonché simbolo nel mondo della nostra identità. Per queste ragioni metterò a disposizione tutte le mie conoscenze e le mie esperienze

Cosa pensa di insularità e zona franca? Sono soluzioni praticabili che possono essere proposte alle Camere?

La questione della zona franca è molto complessa dal punto di vista giuridico, perché si tratta di una materia disciplinata da norme europee e nazionali, oltre che dal nostro Statuto. Posso dire che negli ultimi anni ci si è concentrati parecchio su questo problema, addirittura si è discusso di zona franca integrale come panacea di tutti i mali della Sardegna. Ho dei dubbi che la strada che possa portare a risollevare le sorti della nostra regione sia da ricercare nella sola zona franca, per quanto possa essere in alcuni casi uno strumento valido. Sulla proposta di inserire il concetto di insularità in Costituzione ho molti dubbi, non vedo quali vantaggi potrebbero esserci per la Sardegna. La Costituzione già prevede degli strumenti economici compensativi che lo Stato deve stanziare a favore dei territori svantaggiati come la regione Sardegna, per esempio. Si tratta di risorse in grado di bilanciare le disuguaglianze con le altre regioni più ricche e con più capacità produttive. Capiamo bene, quindi, che basterebbe applicare la normativa vigente per poter adottare degli interventi che rilancino la nostra economia. Nel nostro programma è prevista la riduzione dell’IRPEF, la no tax area fino a 10 mila euro annui e la sburocratizzazione del fisco. Mi preme dire che più che di zona franca e di insularità abbiamo bisogno di queste misure per rilanciare l’economia del Paese e della Sardegna.

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