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Le slot della mafia erano piazzate in Sardegna

Sequestrate anche nell’isola le macchinette illegali della ‘ndrangheta, che fruttavano oltre 200mila euro l’una ai clan calabresi e lucani.

Erano almeno tremila le slot machine illegali piazzate dalle organizzazioni criminali in quasi tutte le regioni d’Italia, compresa la Sardegna, che sono state sequestrate oggi nell’ambito dell’operazione "'Ndrangames" della Procura di Potenza, che ha portato anche a 19 ordinanze di custodia cautelare. Una vera e propria “gallina dalle uova d’oro”, quella delle cosiddette “macchinette” dei clan calabresi e lucani, che fruttavano annualmente un ricavo stimato in 200mila euro per ogni apparecchio: il sistema era protetto da una sofisticatissima rete di server e cloud stranieri, con un meccanismo di accesso realizzato da hacker, italiani ed europei, di altissimo livello.

I giudici hanno disposto una misura di custodia cautelare in carcere, undici arresti domiciliari, sette obblighi di dimora, e il sequestro preventivo di sette società. Gli indagati sono complessivamente 200, con reati ipotizzati che vanno dall’associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata alla raccolta dei proventi illeciti del gioco illegale online attraverso strumenti informatici e telematici. Le indagini si sono svolte tra il 2012 e il 2015, con un coordinamento investigativo con le Dda di Catanzaro e Bologna. Il punto di partenza riguarda le attività illecite del clan di 'ndrangheta che fa capo a Nicolino Grande Aracri di Cutro (Crotone) e i collegamenti con il clan lucano Martorano-Stefanutti.

Le slot erano prive delle autorizzazioni dell'Aams (l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato) e sullo schermo riportavano semplici giochi dimostrativi: accedendo però al sistema criptato attraverso una card in possesso del gestore del locale pubblico, i giocatori entravano nel sistema vero e proprio, criptato e sostenuto da server stranieri, in Olanda, Grecia e negli Stati Uniti, architettato da hacker che potevano anche disattivarlo da un controllo remoto, per eludere i controlli delle forze dell'ordine e cancellare la cronologia delle operazioni.
Le slot sono state scoperte, oltre che in Sardegna, in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli, Toscana, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Marche, Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. Secondo le stime degli investigatori, il guadagno annuo ammonterebbe a circa 593 milioni di euro. I clan avevano anche cercato "agganci" in tutto il Paese per ripulire tale massa di denaro sporco.

Foto | Spixey su Flickr

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