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Accolta a Montecitorio la studentessa modello sarda esclusa perché non italiana

  • Scritto da Effe_Pi

La presidentessa Boldrini fa visitare l’aula a Ihlam, che non aveva potuto entrare per la sua stessa premiazione: intanto Manconi denuncia l’accoglienza arretrata in Sardegna.

Si può essere italiani (o sardi) abbastanza per vivere e studiare in Sardegna ed essere tra i meritevoli che devono essere premiati e rappresentano il paese all’ONU, ma al tempo stesso non esserlo abbastanza da poter assistere alla propria stessa premiazione? Sembrerebbe di sì, visto quanto successo alla 22enne sarda di origine marocchina Ihlam Mounssif, che nei giorni scorsi non è stata fatta accedere alla Camera dei deputati perché non in possesso della cittadinanza. A porre rimedio a questo paradosso è stata ieri la presidentessa di Montecitorio, Laura Boldrini, che l'ha accolta e le ha fatto visitare l’aula, spiegando che ci teneva molto “perché veramente è un onore che lei voglia venire nella nostra aula, vederla dal di dentro, mi sembrava un torto insopportabile". Boldrini ha aggiunto che "tutti devono poter seguire i nostri lavori” e di essere “molto dispiaciuta” per quanto successo nei giorni scorsi, visto anche che Ihlam, che si dichiara sarda, “vive in Italia da 20 anni e ne ha 22, è italiana quanto noi".

E se le leggi nazionali sono ostili, anche l’accoglienza in Sardegna non sembra particolarmente ben organizzata, nonostante le chiacchiere sull’invasione dei tanti xenofobi nostrani. Lo ha spiegato nei giorni scorsi in un convegno a Cagliari, Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani in Senato, visto che "in Sardegna su 377 Comuni solo 63 accolgono richiedenti asilo e migranti, a livello nazionale su oltre ottomila centri, circa duemila effettuano una qualche forma di accoglienza. Ciò significa che se in Italia un Comune su 3,5-4 accoglie, nell'Isola questo rapporto è di uno a sei". 

Nei 63 Comuni sono concentrati gli oltre cento Centri di accoglienza straordinaria (77 solo in provincia di Cagliari), mentre gli Sprar sono solo nove. "Questi dati segnalano una arretratezza drammatica della Sardegna rispetto alle esigenze reali", ha commentato Manconi. Infatti, ha osservato il senatore, "è evidente come su 63 Comuni gravi una quantità di impegni, tensioni e responsabilità amministrative che sarebbero totalmente diverse se distribuite equamente sui 377".
"È compito della politica regionale e nazionale – ha aggiunto Manconi - far sì che in Sardegna da 63 Comuni si passi a 377", ha aggiunto. Quanto agli Sprar, "non è pensabile che in Sardegna ci siano solo nove progetti, è qualcosa di indecente. Il sistema Sprar è infatti la più intelligente e razionale forma di accoglienza diffusa e distribuita del territorio, l'unica che avvia un serio processo di integrazione, che non si limita ad adunare in centri, ma diffonde individui sul territorio e prepara accoglienza e integrazione".

Foto | Saeima su Flickr