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Amarcord Sardo – 22 dicembre 1979 – Liberati De André e Dori Ghezzi

Esattamente 37 anni fa si concludeva nell’isola il sequestro dei due cantanti, uno dei più discussi e famosi della storia dell’Anonima sarda.

Un sequestro che aveva fatto scalpore, anche perché ad esserne vittima era stata una coppia di celebri cantanti che aveva fatto di tutto per inserirsi appieno nella realtà sarda. Fu proprio il 22 dicembre del 1979, vale a dire esattamente 37 anni fa, che Fabrizio De André e Dori Ghezzi vennero rilasciati dai loro sequestratori, che 118 giorni prima, il 27 agosto, li avevano rapiti nella loro fattoria dell’Agnata, vicino Tempio Pausania. In quello stesso luogo “Faber” e famiglia sarebbero poi tornati a vivere una volta rimessi in libertà, fino alla morte del celebre cantautore, nel 2000, dimostrando tutto l’amore per una terra che ora li considera in tutto e per tutto sardi adottivi.
Fabrizio avrebbe poi dedicato alla Sardegna un intero disco omonimo, con un pellerossa a cavallo in copertina, e in particolare nella canzone “Hotel Supramonte” avrebbe successivamente rievocato i giorni del rapimento. La cronaca di questo evento di quasi 40 anni la rievochiamo attraverso un articolo uscito sul quotidiano “L’Unità” del 23 dicembre 1979, a firma dell’inviato del quotidiano dell’allora Partito comunista, Wladimiro Settimelli, col titolo “118 Giorni prigionieri dei banditi”. L’articolo pubblicato dal giornale del Pci risente probabilmente di alcuni luoghi comuni dell’epoca, e sembra contenere una sottile vena polemica nei confronti dei due eccentrici cantanti desiderosi di darsi all’agricoltura, probabilmente causata anche dalla vicinanza di De André a quella sinistra estrema ed extraparlamentare che all’epoca era il principale “nemico” del partito guidato da Berlinguer.

Quella di Fabrizio De André e di Dori Ghezzi è probabilmente una esperienza che segna tutta la vita e che sarà ben difficile dimenticare. Fabrizio, la scorsa notte. è stato rilasciato dai banditi ed è tornato a casa. Capelli lunghi fino sulle spalle, barba incolta, la faccia tirata dopo 118 giorni di prigionia vissuta insieme ai suoi carcerieri tra forre e boschi, si è presentato a casa, a Portobello, sulla Costa Settentrionale della Sardegna dove c'erano i suoi genitori ad aspettare.
Stava bene fisicamente, ma è crollato a letto come un bambino suggellando cosi, con tante ore di sonno, una drammatica avventura vissuta insieme a Dori Ghezzi, nelle zone interne della <sua> Sardegna. Ancora non ha raccontato niente di questi 118 giorni, ma è immaginabile che cosa potrà dire: lunghe marce, il freddo, spostamenti rapidi da una grotta all'altra per evitare i carabinieri, le chiacchiere intorno al fuoco con i suoi rapitori forse sul Supramonte o forse in altre zone della Barbagia. Poi, le lunghe difficili trattative per tornare libero e i tentativi sicuramente inutili per convincere i banditi che un uomo non può essere trattato come un oggetto e barattato per un pacco di milioni.

Per i cronisti non rimangono che gli episodi esterni, i meccanismi visibili ormai noti e codificati dell'industria spietata dei sequestri di persona. Vediamoli questi meccanismi anche per il caso di De André. Dori Ghezzi, dunque, viene rilasciata giovedì sera, ma la notizia viene tenuta segreta perché vada a buon fine l'operazione di rilascio anche di Fabrizio. Polizia e carabinieri intuiscono che siamo alla conclusione della vicenda, una vicenda clamorosa per la personalità dei due e allentano le maglie della sorveglianza. A notte, infine, dopo il pagamento dell'ultima rata del riscatto anche De André, stanco e psicologicamente provato, viene rilasciato. Secondo le prime notizie, per la coppia è stato pagato un riscatto di sei-settecento milioni di lire. Le trattative sono state condotte — così afferma lo stesso padre di Fabrizio — da Don Salvatore Vico, parroco di Tempio che ha affrontato, fin dall'inizio, gravi disagi. sacrifici e anche notevoli rischi.  Giuseppe De André, padre di Fabrizio, ieri, ha rilasciato una specie di dichiarazione ufficiale ad una agenzia di stampa, nella quale ringrazia, oltre al parroco, anche le forze dell'ordine che < non hanno mai anteposto il problema delle indagini a quello del ritorno a casa degli ostaggi >. E' lo stesso prof. De André, uomo d'affari, presidente dell'Eridania e braccio destro del petroliere Monti, a ringraziare poi anche il generale Dalla Chiesa. E si capisce perché.

Nell'estate scorsa, nel susseguirsi drammatico dei sequestri di persona e quando si ipotizzava anche una possibile matrice politica di tanti rapimenti, Dalla Chiesa era arrivato in Sarde gna ed aveva avuto un lungo colloquio con il padre di Fabrizio De André all'aeroporto di Olbia. L’alto ufficiale dei carabinieri non aveva esitato ad accettare la versione dei fatti data dal congiunto del cantante: e cioè che la politica. quasi sicuramente, non c'entrava per niente. banditi, avevano rapito Fabrizio e i soltanto per chiedere un grosso riscatto. Lo stesso prof. De André ha poi detto che Fabrizio e Dori, fra qualche ora. si trasferiranno a Genova per passare tutti insieme le feste e che. solo allora, i due cantanti si incontreranno con i giornalisti per raccontare qualcosa. E ora ripercorriamo le tappe di questo sequestro che tanto scalpore sollevò, nell'agosto scorso, in Italia e all'estero.
Tutto viene scoperto la mattina del 28. Vittoria Zidcla, 33 anni, nativa di Tempio Pausania, donna di servizio in casa De André, arriva alla fattoria «Agnata », a pochi chilometri dal paese, trova la casa deserta e il telefono disattivato. Non c'è nessuno ed è subito chiaro che è successo qualcosa. Fabrizio, l'autore di «Marinella». di «Rimini» e di tante altre splendide canzoni che hanno davvero lasciato il segno nel mondo della musica leggera italiana, è stato sorpreso dai banditi mentre, seduto su una poltrona. stava ascoltando un nastro e leggendo alcune poesie di Lorca. Dori, invece, è stata catturata al piano di sopra della fattoria, mentre dormiva. I due cantanti avevano scelto, da qualche anno, di andare a vivere in campagna con la figlioletta Luvi, forse proprio per superare un periodo di crisi. Nelle canzoni di Fabrizio, anche quando i testi sono ripresi pari pari da libri notissimi, c'è sempre questo richiamo nostalgico al primitivo, al mondo della terra, a quello dei contadini, degli emarginati e dei solitari che consumano la loro esistenza appartati nei piccoli paesi di provincia e al di fuori dal clamore consumistico delle grandi città. Ma anche se Fabrizio ha fatto di tutto per essere «come gli altri » qui in Sardegna, l'industria dei sequestri, terra o non terra, ritorno al primitivo o meno, bada al fatturato e deve incassare.
Così Fabrizio e André e Dori Ghezzi vengono portati via. Non sono i soli in questa terribile estate. Poi, giovedì sera, dopo il pagamento di una prima parte del riscatto, torna Dori. La notte scorsa arriva finalmente anche Fabrizio. In mano ai banditi, ora ci sono ancora quattro sequestrati. Fra questi la signora Daphne Schild, di 51 anni e la figlia Annabel Marta di 15.

Foto: ho visto nina volare su Flickr

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