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Arriva la legge per salvare i piccoli comuni

Approvata dalla Camera dei deputati prevede un fondo con 100 milioni di euro per evitare lo spopolamento di tanti paesi, solo in Sardegna oltre 30 quelli a rischio.

Arriva una legge per i piccoli comuni, che potrebbe essere preziosa anche per una terra ricca di centri sotto i 5000 abitanti come la Sardegna, tra i quali molti sono a rischio spopolamento. La norma, approvata oggi all’unanimità in prima lettura alla Camera dei deputati, punta alla creazione di un fondo da 100 milioni di euro, che sarà attivo dal 2017 al 2023. Tra le novità in arrivo, semplificazioni in materia di banda larga, norme sugli alberghi diffusi e sul dissesto idrogeologico. I contributi saranno impiegati per la riqualificazione del patrimonio immobiliare in abbandono, come peraltro si è già tentato di fare anche nell’isola, la manutenzione del territorio con priorità alla tutela dell’ambiente, la messa in sicurezza di strade e scuole, la possibilità di acquisire case cantoniere e tratti di ferrovie dismesse da rendere disponibili per attività turistiche, la promozione delle produzioni agroalimentari a filiera corta.

I piccoli comuni rappresentano il 70% dei comuni italiani e oltre l'80% di quelli sardi. Sono il 55% del territorio nazionale e ci vivono oltre 10 milioni di italiani. La maggior parte di essi sono inseriti nelle aree interne e quasi tutti sono caratterizzati da pesanti fenomeni di spopolamento e da deficit infrastrutturali e di servizi. Vedremo se parte di questi fondi serviranno a rilanciare la voglia di vivere in piccoli paesi della Sardegna, in particolare nell’oristanese e nel sassarese, che secondo studi usciti negli anni scorsi sono tra quelli a maggior rischio di spopolamento: sono oltre 30 (su 371), infatti, i paesi sardi che entro il 2050 potrebbero non avere più nemmeno un abitante. Tra i centri che rischiano più nell’immediato ci sono Semestene (appena 163 abitanti) e Monteleone Rocca Doria (107 abitanti), entrambi in provincia di Sassari, che potrebbero restare senza abitanti tra 2023 e 2031, quindi in quindici anni a partire da oggi. 

Tra quelli che rischiano invece di spopolarsi prima del 2043, c’è il comune di Padria (722 abitanti), che potrebbe essere deserto entro il 2036, mentre Giave (568 anime) potrebbe seguirlo entro il 2038 e Montresta (primo comune dell’oristanese, con 513 abitanti) entro il 2043. In questa categoria sono inclusi anche centri come Armungia (il paese di Emilio Lussu), Sorradile, Nughedu San Nicolò, Baradili, Soddì, Martis e Ula Tirso. In tempi più lunghi (da 41 a 60 anni) rischierebbero invece lo spopolamento anche Borutta, Villaverde, Aidomaggiore, Anela, Esterzili, Bortigiadas, Ruinas, Simala, Ardauli, Seulo, Villa Sant’Antonio, Asuni, Mara e Morgongiori, mentre sarebbero in pericolo demografico, ma solo tra più di 60 anni, anche i paesi di Ballao, Sini, Ussassai, Nughedu Santa Vittoria e Cheremule. Tutti paesi con una popolazione inferiore ai 5000 abitanti, quindi potenzialmente interessati a questi fondi che vorrebbero rilanciare l’Italia dei borghi e dei piccoli centri.

Foto: Pixabay | CC0 Public Domain

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