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M5s: la crisi romana si era già vista in Sardegna

I problemi della Giunta Raggi a Roma, al centro delle cronache in questi giorni, sono molto simili a quelli avuti in passato in Sardegna, che visti ora sembrano quasi premonitori.

L’argomento del giorno, almeno per quanto riguarda la politica, sono sicuramente i problemi (per usare un eufemismo) della giunta del Movimento 5 Stelle nel comune di Roma, guidata dalla sindaca Virginia Raggi, dopo le dimissioni di importanti esponenti e la rivelazione che la stessa prima cittadina, insieme all’assessore all’ambiente Paola Muraro, avrebbero tenuto per sé la notizia che quest’ultima era indagata, addirittura da prima di entrare a far parte dell’amministrazione comunale.
Se in pochi avrebbero previsto tanti problemi ad appena tre mesi da un largo e storico trionfo elettorale, visto che si parla di imminenti altre dimissioni e molte sono le prese di distanza di esponenti nazionali rispetto alla gestione della situazione romana, arrivando ad ipotizzare una caduta della Raggi in tempi brevi, non si può però fare a meno di sottolineare che già in passato, come più volte riportato da IteNovas.com, il Movimento fondato da Beppe Grillo ha avuto molti problemi. Tante sono state infatti le crisi e contestazioni nei comuni amministrati, e non sono mancati problemi organizzativi anche gravi, spaccature e litigi che proprio in Sardegna hanno mostrato quella che forse è la debolezza insita del M5s: troppe differenze interne di linea tra i grillini, troppi scostamenti dal purismo teorico alla realtà compromissoria, troppi errori nell’organizzazione delle stesse strutture interne.

Il primo segnale premonitore clamoroso dall’isola è arrivato nel 2014, quando dopo mesi di scontri e divisioni, i pentastellati sardi non sono riusciti a presentare la lista alle elezioni regionali poi vinte da Francesco Pigliaru: già in quella occasione, qualcuno definì la vicenda “la morte del Movimento”, e Grillo stesso parlò di incapacità dei suoi seguaci sardi di governare, “di ristrutturare quella Regione. Quando sarete pronti, cominciamo. Saltiamo il turno, non mi importa nulla”. Fu proprio lui, infatti, a chiudere definitivamente la porta alla presentazione della lista, dopo che un paio di mesi prima aveva sconfessato i candidati che si erano presentati alle “primarie” grilline in Sardegna, precisando che un loro evento, previsto alla Fiera di Cagliari per organizzare le consultazioni, non era “riconducibile al M5S” e che non sarebbe stato possibile l'utilizzo del logo del Movimento, di proprietà esclusiva del comico genovese: per averlo, aveva detto Grillo, "è necessario aver certificato la lista con la procedura specificata sul blog”.

Altri problemi per i Cinque Stelle sardi si sono avuti dopo i primi successi elettorali, in particolare ad Assemini e Porto Torres, ma anche successivamente a Carbonia: nel comune dell’hinterland cagliaritano, appena un anno dopo le vittoriose consultazioni, tre consigliere elette col M5s hanno chiesto le dimissioni del sindaco, Mario Puddu, fino a denunciarlo in procura per “aver messo in piedi una sorta di governo ombra in evidente conflitto d’interessi”. Le tre esponenti del Movimento, successivamente espulse, erano Irene Piras, Rita Piano e Stefania Frau, che hanno parlato di una vicenda “coperta da segreto istruttorio” con tante “irregolarità” che secondo le tre “non andavano e costituivano reato” e di cui giurano di aver “costantemente tenuto informato lo staff di Grillo”, venendo dapprima ignorate e poi raggiunte da una lettera di sospensione e poi espulsione.
Già in precedenza c’erano state polemiche per il rifiuto della giunta di tagliare i costi della politica e per la scelta di Puddu di appoggiarsi all’odiata Equitalia per riscuotere la Tari nella cittadina, visto che appena tre settimane prima lo stesso primo cittadino aveva partecipato a una manifestazione contro la società di riscossione, a Cagliari, con importanti esponenti nazionali del M5s.

Non meno difficile la situazione a Porto Torres, dove appena eletto il sindaco “americano” Sean Wheeler ha subito una contestazione per avere “aperto” alla sperimentazione di razzi USA già utilizzati a Quirra in un territorio da bonificare come quello della Syndial: in seguito, sono piovute anche qui accuse di scarsa coerenza per aver utilizzato Equitalia nella riscossione, e soprattutto si è avuto un durissimo scontro interno al Movimento, tra il primo cittadino e la capogruppo in comune (e seconda più votata) Paola Conticelli, in seguito espulsa per le sue accuse al sindaco. Conticelli, infatti, dopo aver parlato di “un metodo di gestione opposto a tutto quello che avevamo pensato e proposto”, ha detto di aver subito un pesante mobbing col beneplacito del sindaco, con “offese personali, minacce, gravissime ingerenze nella vita privata e nella libertà personale” e ha prodotto addirittura un audio in cui il sindaco minacciava la consigliera di espulsione, nel caso in cui il suo compagno giornalista avesse scritto ancora per criticare la Giunta pentastellata di Porto Torres.

Foto: Pixabay | CC0 Public Domain

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