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Salta l’accordo su Nks, a Cagliari 138 licenziati

La spaccatura tra le organizzazioni sindacali ha impedito di firmare l'accordo peggiorativo per tenere in servizio gran parte dei lavoratori, 60 dei quali hanno presentato ricorso al tribunale contro Comdata.

Tutti a casa, almeno per il momento. Sono 138 lettere di licenziamento il risultato della vertenza sulla Nuova Karel Soluzioni (Nks) di Cagliari, di cui abbiamo già parlato, e che si è (almeno per il momento) conclusa pochi giorni fa in una drammatica riunione a Roma, al Ministero delle Infrastrutture, dove non si è raggiunto l’accordo sulla proposta “alternativa” portata al tavolo da Comdata, che a fine 2015 ha vinto la commessa dei servizi finanziari Zurich di cui si occupavano i licenziati Nks. L’accordo, che vedeva condizioni economiche e contrattuali peggiorative ma avrebbe salvaguardato quasi tutti i posti di lavoro, è saltato principalmente perché i lavoratori iscritti ad alcune organizzazioni sindacali, in particolare First Cisl e Uilca, in 60 hanno deciso di utilizzare l’arma del ricorso giudiziario contro Comdata, accusata di non aver rispettato le clausole “sociali” previste dal nuovo Codice degli appalti.

Non a caso, subito dopo la rottura della trattativa, che ha impedito a chi era intenzionato ad accettare il “nuovo” lavoro di prendere servizio all’inizio di questa settimana, la multinazionale con sede a Milano ha inviato una nota alla stampa in cui scrive di essersi aggiudicata la commessa Zurich “ben prima dell’entrata in vigore della disciplina sulle clausole sociali previste dal nuovo Codice sugli Appalti”, e di avere nonostante ciò proposto alle parti sociali “un piano per garantire l’occupazione di tutti gli operatori impegnati sulla commessa Zurich in Nks”, offrendo quindi “alle persone di Nks il mantenimento del posto di lavoro sul territorio di Cagliari”. Possibilità sfumata, almeno per adesso, a causa dei ricorsi, che hanno rotto una trattativa proseguita per sette mesi e hanno portato la Fisac Cgil a prendere una posizione critica verso le altre organizzazioni, col segretario territoriale Sandro Gallittu a ricordare che “il ruolo fondamentale del sindacato è trattare per salvare posti di lavoro e non per mandare i lavoratori in disoccupazione e nelle aule dei Tribunali”.

Certo, non è tutto oro quello che luccica, visto che se da un lato i lavoratori avrebbero avuto un orario di 4 ore (contro le 6 precedenti), è altrettanto vero che la busta paga prevista era di 760 euro lordi contro i 900 garantiti dal vecchio contratto. Oltretutto, persone che ormai da molti anni (spesso più di 10) svolgevano un’attività nel settore assicurativo, avrebbero dovuto ricominciare da capo, passando ad occuparsi di telecomunicazioni o energia. La Fisac sostiene che si poteva trattare per arrivare alla firma, magari con una compensazione salariale che coprisse il mancato guadagno e un impegno “in prospettiva” ad incrementare le ore di lavoro, ma tutto questo almeno per ora sembra sfumato. Se ne riparlerà in un incontro già fissato per settembre, ma nell’attesa ai 138 di Nks resta solo il sussidio di disoccupazione della Naspi e la prospettiva di una difficile battaglia in tribunale.

Foto: Pixabay | CC0 Public Domain

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