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Ecologia della nascita per un parto naturale

A Perugia un convegno con esperti americani e francesi per andare verso un nuovo modo di nascere, che sia più naturale, consapevole e rispettoso della donna in tutti i casi.

Di Beatrice Luna

Grandi ostetrici e ginecologi per l’ecologia della nascita. Un convegno su questo argomento si è tenuto di recente a Perugia, con l’intervento dell’americano Michael Stark (il ginecologo) e il francese Michel Odent (ostetrico), moderati dall’altra ostetrica Vedena Smith, che da anni assiste le donne nei parti in casa. Una sala piena, con tanti giovani ma soprattutto tante donne incinte e tanti bambini! Il primo intervento è arrivato dalla Smith, secondo la quale il compito dell’ostetrica è di   lavorare sulla salutogenesi, cioè attivare le risorse delle donne e sostenerle per migliorare le loro capacità, dare loro fiducia perché possano scegliere in base ai loro bisogni; per questa esperta bisognerebbe passare al più presto ad un altro modello di assistenza, non più basato sull’aspetto medico di patologia e diagnosi, ma sul benessere della donna. La donna va sostenuta e rispettata.

La parola passa poi a Stark, ginecologo americano grazie al quale la tecnica del taglio cesareo è stata semplificata. In apertura del suo intervento, una citazione da Leonardo da Vinci: “non deve mancare niente, ma niente deve essere superfluo”. Il che significa che durante gli interventi ginecologici, ma soprattutto durante il cesareo, niente deve essere fatto in più del necessario. Nel giro di qualche anno il cesareo rimarrà l’unica operazione a prevedere un taglio dell’addome e gli studenti di medicina andranno a studiarla per questo. Stark ha mostrato delle slide con l’esecuzione di un cesareo, dando indicazioni su come deve essere fatto e gli strumenti da usare (molto pochi rispetto a quelli che normalmente si vedono in sala operatoria) e sui fili che occorrono per suturare l’utero e i vari strati. Tra le informazioni più utili per gli addetti ai lavori: l’utero va suturato in un unico strato e non in tre per evitarne la rottura in una seconda gravidanza; il peritoneo non va suturato, perché si riattacca in circa mezza giornata, mentre mettere i punti favorisce le aderenze. Insomma pochi punti, niente deve essere superfluo.

Di Michael Odent è subito evidente che si tratta di un ostetrico, quando parla lui i toni diventano spirituali e si inizia a sentire l’idea della nascita non disturbata, con luci soffuse e tanto rispetto per la donna, per tutte le donne. Poi i toni diventano scientifici e Odent dice che ciò che fa la differenza, per una donna, è avere partorito con o senza travaglio, non tanto con taglio cesareo o per via vaginale. Avere o non avere il travaglio aumenta i problemi respiratori post natali; ci sono studi secondo i quali nascere senza travaglio da un taglio cesareo è fattore di rischio per sovrappeso e obesità avanti nella vita, perché il metabolismo degli acidi grassi è alto nei neonati grazie all’adiponectina, ormone proteico che modula la regolazione del glucosio che però si mantiene basso nei neonati che nascono da cesareo programmato. Altre ricerche mostrano come generalmente nel sangue del neonato c’è una certa quantità di melatonina (l’ormone del buio), che però non viene riscontrata nei bambini nati  da cesareo senza travaglio. Anche l’allattamento diventa più difficile in questi casi: Il neonato non sente l’odore della mamma, che lo porta naturalmente ad attaccarsi al seno.

Odent dice che bisogna evitare di fare un cesareo di urgenza, perché spesso si fa talmente di fretta da creare un notevole stress fetale (c’è uno studio che dimostra che una donna che ha avuto un taglio cesareo nella seconda parte del travaglio ha un aumentato rischio di parto prematuro in una seconda gravidanza). Lo studioso francese parla di un cambio di paradigma, nuove strategie del parto: parto vaginale o taglio cesareo a travaglio avviato ma non di emergenza. Ammette però che per ora non è possibile, anche perché da parte delle donne c’è una scarsa conoscenza della fisiologia del parto. Quando si studia il parto da un punto di vista fisiologico bisogna identificare i fattori inibitori e parlare di  protezione. Protezione da qualsiasi stimolazione della neocorteccia, i cui stimoli principali sono tutte le situazioni che alzano il livello di attenzione: luce, linguaggio, sensazione di sentirsi osservate, percezione di una possibilità di pericolo. 

Oggi come oggi, Odent dice che bisogna semplificare, cercare una strategia per un parto facile, non farmacologico. La cultura interferisce sempre con il parto, quindi bisogna restituire alla donna le sue competenze. Siamo in una situazione inedita, aggiunge, perché abbiamo raggiunto dei limiti sul predominio sulla natura. Parliamo spesso dell’inquinamento dei mari e del cambio del clima, ma anche per quanto riguarda la nascita abbiamo raggiunto il limite. Odent conclude che il venire al mondo dovrebbe interessare tutti, tutti quelli che si interessano del futuro dell’homo sapiens.

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