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Scoperte due molecole per contrastare la calvizie

Scoperte negli Stati Uniti potrebbero risolvere un problema che solo in Italia riguarda circa 11 milioni di persone, di cui una se tre sono donne.

Di Angelo Vargiu

Arriva dagli Stati Uniti una scoperta che interessa una platea crescente di italiani. Uno studio del Columbia University Medical Center, pubblicato dalla prestigiosa rivista Science Advances, infatti, ha portato alla scoperta di due molecole che sembrerebbero avere effetti molto positivi sulla cura della calvizie.  Due molecole capaci di stimolare la ricrescita dei capelli persi. La scoperta è stata quasi casuale, i due elementi sottoposti a sperimentazione, infatti, erano destinati a studi relativi alla cura delle malattie del sangue e dell’artrite remautoide.  Le molecole che potrebbero portare a una vera e propria rivoluzione nella cura della calvizie sono ruxolitinib e tofacitinib.

Gli scienziati statunitensi si sono accorti che nei topi trattati con farmaci contenenti le due molecole si manifestava un aumento della produzione di bulbi piliferi. Un effetto collaterale per la cura delle malattie oggetto dello studio che può, però, portare a risposte concrete per una diversa patologia: la perdita dei capelli.

Quanti sono in Italia i soggetti affetti da calvizie?  

Secondo  studi recenti, in Italia circa 11 milioni di persone sono soggette alla perdita di capelli. Non si tratta solo di uomini. Fra gli 11 milioni di italiani, infatti, uno su 3 è donna.  Negli Stati Uniti la situazione non è molto diversa. L’allarme relativo alla calvizie femminile arriva dall’American Academy of Dermatology: il 30-33 per cento delle donne americane perde i capelli e i dati sono in continua crescita. I dati diffusi dal centro di ricerche internazionale ISHRS parlano di 35 milioni di statunitensi maschi affetti da calvizie, le donne sono 21 milioni. 

Il 40 per cento degli uomini è destinato a subire una notevole perdita di capelli entro i 35 anni, la percentuale sale al 65 per cento entro i 60 anni e al 70 per cento entro gli 80 anni. Le donne interessate dal fenomeno entro i 60 anni sono l’80 per cento. La scoperta dei ricercatori del Columbia University Medical Center potrebbe scrivere una storia diversa e portare un’inversione di rotta nelle statistiche crescenti. Gli effetti collaterali riscontrati suyi topi, infatti, hanno portato i ricercatori a testare le molecole ruxolitinib e tofacitinib su follicoli umani cresciuti in coltura e su altri trapiantati nella pelle dei topi.  Dopo un’applicazione quotidiana durata 5 giorni, è stata registrata una rapida ricrescita dei capelli. I due principi attivi utilizzati nella sperimentazione, infatti, sembrerebbero in grado di inibire la famiglia di enzimi JAK. Gli inibitori di JAK, secondo gli scienziati, svolgono una potente azione nel ripristinare l’attività dei follicoli umani.

I prossimi passi di una scoperta “casuale”

Resta da avviare la sperimentazione sull’uomo per essere certi che i risultati ottenuti, in maniere del tutto casuale, possano essere considerati stabili e definitivi.

È questo il prossimo passo che i ricercatori si apprestano a compiere. A breve partirà la sperimentazione di questa classe di farmaci, contenenti le due molecole, nel trattamento della psoriasi a placche e dell’alopecia areata, patologia autoimmune che causa veloce caduta di capelli a chiazze sul cuoio capelluto. I test, in un secondo momento, potrebbero essere estesi anche ai casi di alopecia androgenetica, la forma più comune di calvizie.

E intanto?

Nella cura della calvizie sono già stati compiuti importanti passi in avanti, come dimostrano i risultati raggiunti dai ricercatori di un centro specializzato come Hair Clinic. 

Oggi, farmaci e autotrapianto non sono più una risposta sufficiente al problema. Gli effetti collaterali sono numerosi e non sono più sufficienti da soli. La nuova frontiera della cura di questa patologie è rappresentata dalle cellule staminali e dalla medicina rigenerativa. È in questa direzione, infatti, che si stanno registrando i risultati più soddisfacenti, del tutto privi di effetti collaterali e in linea con le specifiche esigenze dei singoli pazienti.

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