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Nato: In Sardegna la più grande esercitazione del dopoguerra

Trident Juncture 2015Parte a Teulada la Trident Juncture, ennesima prova di forza militare delle potenze occidentali sul territorio sardo: molte polemiche nell'isola e la Digos indaga sulla manifestazione "non autorizzata" di ieri a Cagliari.

Riesplode lo scontro sulle basi e le esercitazioni militari in Sardegna, con il ritorno in grande stile della Nato nell’isola, per l’esercitazione “Trident Juncture”, che nei prossimi giorni interesserà il poligono di Teulada. Un’esercitazione imponente, anzi “la più imponente” degli ultimi anni secondo alcuni, che ha scatenato una serie di reazioni e anche la rabbia dei più duri, con una manifestazione non autorizzata ieri sera a Cagliari. Il corteo, evento conclusivo del campo antimilitarista installato a Monte Urpinu, è ora oggetto delle indagini della Digos, per lancio di uova, fumogeni e danneggiamento e imbrattamento di palazzi e auto in centro città. Ma mentre le forze dell’ordine si occupano di perseguire i manifestanti, nessuna istituzione dello stato sembra curarsi di quelli che saranno gli impatti della prova di forza militare a Teulada.

All’attacco vanno gli indipendentisti di Progres, che accusano anche la regione e il presidente Pigliaru di “menzogne e accordi sottobanco” col Ministero della difesa. Se la prendono anche coi pescatori oristanesi e le loro associazioni, che nei giorni scorsi hanno dichiarato “questa volta vogliamo risposte concrete, altrimenti occuperemo Capo Frasca”, ma non perché abbiano preso coscienza dei problemi legati al poligono,  piuttosto per “l’ennesima richiesta di indennizzi per il comparto della pesca, questa volta oristanese” con un aspetto “vergognoso della vicenda” che è la posizione della politica locale “con alcuni amministratori e sindaci – insiste Progres - che inscenano il solito patetico teatrino: da una parte, opportunisticamente, cavalcano il malcontento del settore sostenendo che il poligono ha creato e crea un danno all’economia locale, dall’altra difendono l’esistenza del poligono con la tragicomica giustificazione che le servitù militari portano lavoro e impresa nel territorio”. A chiedere a Pigliaru di “rovesciare il tavolo” con lo Stato c’è anche il suo teorico alleato Michele Piras, deputato di Sel: per il parlamentare sardo è giunto il momento che “alle prese in giro si risponda con il conflitto istituzionale e la mobilitazione sociale, anche per rimediare al grave errore compiuto di lasciare che la vertenza servitù militari venisse declassata da battaglia di popolo a tavolo tecnico-istituzionale”. “Noi non vogliamo Trident Juncture”, secondo Piras, è ciò che dovrebbe gridare la Regione “in faccia al Ministero della Difesa ed interporsi fisicamente fra il territorio e la Nato”.

Trident Juncture è quindi “una esercitazione mostruosa, un grottesco esercizio muscolare della Nato sbattuto in faccia alla Russia di Putin proprio nel momento in cui si stanno trattando le alleanze contro il Califfato Daesh, ed in più un sicuro violento impatto ambientale nella nostra Isola, per l’ennesima volta teatro dei giochi di guerra delle potenze occidentali”.
Chi invece difende il governatore sardo è un altro dei suoi alleati, il segretario del Partito dei Sardi Franciscu Sedda, secondo cui c’è qualcuno cui da fastidio che Pigliaru “dica chiaramente che il comportamento dello Stato italiano in materia di servitù militari è ‘inaccettabile’ e che la Sardegna vuole un programma chiaro di dismissioni e di riconversioni che garantiscano tanto il nostro territorio quanto il lavoro”. Per Sedda si tratta di un “percorso serio” ed invita tutti coloro che chiedono alla regione di dire o fare di più ad agire  “come a Porto Rico: invadere ogni giorno i poligoni per provare a fermare le esercitazioni. Ovviamente assumendosi l'onere di finire in prigione, come succedeva agli attivisti di Porto Rico”.

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