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Guerra al confine turco: bombe su Isis e curdi

Guerra TurchiaIl governo di Ankara dopo gli ultimi attentati decide un massiccio attacco contro gli integralisti islamici in Siria ed Iraq, ma "approfitta" per bombardare anche gli storici nemici curdi del Pkk e loro alleati.

E’ guerra al confine turco con la Siria e l’Iraq: il governo Erdogan ha reagito con bombardamenti aerei agli attacchi terroristici dell’Isis, in particolare quello che lunedì scorso ha portato alla strage di Suruc, in cui un kamikaze jihadista ha ucciso 32 giovani militanti socialisti turchi e curdi. I raid di Ankara, in particolare quelli dei caccia F-16, vanno avanti ormai da due giorni, ma sembrano essere diventati anche l’occasione di attaccare lo “storico” nemico curdo, in particolare quel Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan) che a sua volta accusa da tempo i turchi di “complicità” coi terroristi islamici. I bombardamenti hanno quindi colpito, oltre alle postazioni Isis in Siria ed Iraq, dove hanno causato almeno 35 morti, anche quelle dei peshmerga, finora i più validi oppositori dei jihadisti nei due paesi. L’intervento militare ha provocato reazioni negative dall’Iran e dall’autorità del Kurdistan iracheno, mentre gli Stati Uniti sembrano seguire Erdogan nella sua battaglia contro i “terroristi” del Pkk.

Proprio il partito guidato da Abdullah Ocalan, il leader nelle carceri turche dal 1999, ha fatto sapere che dopo i raid considera superata la tregua proclamata nel 2003, mentre l'Isis ha accusato Ankara di essersi schierata "al fianco dei crociati”. La reazione curda non si è fatta attendere, e due soldati turchi sono stati uccisi dall'esplosione di un'autobomba nel sud-est del Paese. L'azione non è stata rivendicata e segue la morte di 2 poliziotti uccisi dal Pkk il 22 luglio, come rappresaglia per la strage di Suruc, per la quale i curdi considerano Erdogan il principale responsabile. La repressione turca si rivolge anche all’interno, e sono già 590 gli arresti di jihadisti e militanti di gruppi curdi e dell'estrema sinistra, compresa un'aspirante kamikaze dell'Isis finita in manette a Konya, nell'Anatolia centrale. "Queste operazioni non sono isolate e proseguiranno fino a quando ci sarà una minaccia contro la Turchia", ha avvertito il premier Ahmet Davutoglu, prima di lasciare Ankara per Istanbul ed incontrare il presidente, Recep Tayyip Erdogan.

Tra gli arrestati, anche Abu Hanzala, importante leader di Al Qaeda. L'uomo, che si faceva chiamare Halis Bayuncuk, è stato fermato a Istanbul, dove viveva con la propria compagna, anch'essa arrestata. Abu Hanzala era da anni nella lista dei ricercati, dopo aver scalato le gerarchie all'interno di Al Qaeda, ma nel mirino delle autorità turche era finito come Bayuncuk per aver celebrato un sermone, alla fine del Ramadan, in cui invocava uno stato governato dalla legge islamica. L’esecutivo turco ha anche problemi interni, visti anche i recenti successi elettorali del partito filocurdo dell’Hdp, dove è stata eletta la stessa nipote di Ocalan; dopo aver vietato una Marcia per la pace a Istanbul, la polizia ha usato idranti e gas lacrimogeni per disperdere una analoga manifestazione pacifista ad Ankara, cui hanno partecipato un migliaio di persone. Stretta anche su web e social network: in questi giorni diversi siti internet curdi sono stati bloccati e Facebook, Twitter e servizi simili funzionano lentamente. La decisione è stata presa dall'Autorità per le comunicazioni turca (Tib), che estende il proprio controllo anche a siti non basati nel paese, anche se il governo dell’Akp nega ogni suo coinvolgimento in questa decisione.

E mentre l’Isis continua a sua volta con gli attacchi nei territori siriani controllati dai curdi del partito di Unione democratica, alleato del Pkk, con due camion bomba dei jihadisti esplosi ieri nei pressi della cittadina di confine di Tell Abyad, la Casa Bianca si schiera con Erdogan, e dal Kenya un funzionario dell’amministrazione Obama spiega che si guarda “con favore” agli aumentati sforzi della Turchia nella lotta contro l'Isis e contro il Pkk, che per gli americani resta “un’organizzazione "terrorista". L’Iran ha invece invitato la Turchia a rispettare la sovranità territoriale della Siria e anche le autorità del Kurdistan iracheno hanno condannato i bombardamenti dell'Aviazione turca: in un comunicato ufficiale, il presidente della regione autonoma, Massoud Barzani, ha affermato di aver telefonato al primo ministro della Turchia, esprimendo “Il suo malcontento per il livello di pericolo che la situazione ha ormai raggiunto”.

Secondo il ministro degli esteri italiano, Paolo Gentiloni, la svolta della Turchia sulla lotta all'Isis è invece “una mossa senza precedenti, di grande significato tattico e politico”. Per il titolare della Farnesina, l'offensiva contro le postazioni jihadiste nel nord della Siria "è importante” perché "da mesi c'era il rischio di un sovrapporsi tra il coinvolgimento di Ankara nella coalizione anti-Isis e le dinamiche interne legate alla questione curda”. Contrari invece all’intervento di Erdogan SEL e Movimento 5 Stelle, con Simone Oggionni della direzione nazionale SEL che ha sottolineato gli attacchi alla popolazione curda, cioè contro “gli unici che sin qui hanno dimostrato di saper combattere e sconfiggere l’Isis”. Per i deputati M5S nella Commissione Esteri l’attacco al Pkk dimostra che non si tratta di guerra al terrorismo ma “dell’ennesima e folle guerra di interessi”; si chiede quindi l’uscita dell’Italia dalla coalizione anti-Isis, di cui al momento non si conoscerebbero i piani.

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