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In Italia la lotta dei Senza terra brasiliani - Fotogalleria

Sem TerraUn libro fotografico presentato a Roma racconta 30 anni di storia dei contadini brasiliani che lottano per i loro diritti contro il latifondismo e l'agricoltura intensiva.

In un momento in cui l’Europa e l’Italia tornano a lottare, anche in piazza, per i diritti dei lavoratori, il belpaese ha la possibilità di vedere da vicino uno dei migliori esempi di movimento sociale degli ultimi tre decenni. Parliamo dei contadini senza terra brasiliani, riuniti dal 1984 nel Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra, che dopo aver incontrato insieme ad altri soggetti simili Papa Bergoglio, stanno girando le città italiane per raccontare la loro storia, aiutati da un libro fotografico appena uscito (“Sem Terra – 30 anni di storia, 30 anni di volti”) e realizzato da un italiano, Giulio Di Meo, che da anni segue le loro vicissitudini direttamente nel paese sudamericano.

A Roma, la presentazione del libro è stata accompagnata da una mostra fotografica di un gruppo di fotografi italiani che l’anno scorso hanno accompagnato Di Meo in Brasile e da un dibattito con l’economista João Pedro Stedile, tra i fondatori dell’MST. Il movimento di Stedile da 30 anni lotta per la ridistribuzione delle terre improduttive, contro il latifondismo e lo sfruttamento delle multinazionali dell’agricoltura, auspicando il ritorno ad un’agricoltura familiare. Oggi è il movimento più grande dell’America Latina e riunisce più di 2 milioni di persone.

Il modello di lotta prevede l’occupazione da parte delle famiglie attiviste dei terreni non utilizzati dai latifondisti e nella successiva richiesta, secondo il dettato costituzionale, di espropriazione e riassegnazione da parte dell’INCRA, l’Istituto Nazionale per la Riforma Agraria. Prima che l’insediamento si trasformi in accampamento stabile, le condizioni di vita sono difficili, spesso senza acqua e elettricità, esposti al freddo o al caldo. A volte lo scontro tra le parti è violento. I latifondisti più influenti ingaggiano veri e propri pistoleros per procedere agli sgomberi o addirittura è la stessa polizia federale ad intervenire duramente. Tra i peggiori episodi il massacro di Eldorado de Carajas (Parà) nel 1996, ad opera dei militari, in cui persero la vita 21 attivisti e 69 rimasero invalidi e l’assassino della suora statunitense Dorothy Stang, uccisa nel febbraio del 2005 nella regione transamazzonica. I responsabili sono rimasti pressoché impuniti.

Tradizionalmente vicino alla sinistra brasiliana, il MST ha appoggiato anche la recentissima rielezione della presidentessa Dilma Rousseff, richiedendo però al tempo stesso una Costituente che riformi subito il sistema politico. I portavoce hanno affermato, in questo modo, la volontà di contrastare l’avanzata della destra reazionaria di Aécio Neves e della sua alleata Marina Silva, candidati conservatori favorevoli ad un ritorno al neoliberismo, contrari all’allargamento dei diritti e vicini al cosiddetto “gruppo dei proiettili”, che difende l’intensificazione di misure repressive, e ai gruppi padronali legati ai grandi poteri economici. Tutti elementi che andrebbero a minare, secondo la Direzione, 30 anni di lotta per la libertà e la giustizia sociale, contro la povertà e i soprusi.

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