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Caccia Grossa di Giulio Bechi

Caccia Grossa di Giulio BechiUn volume che rappresenta un importante memoria dell'Isola e di uno dei suoi momenti più difficili.

Incipit

L’ordine di partenza, un telegramma del ministero, ricopiato dal furiere e portato di corsa dal soldato, mi raggiunse alle Cascine, in una giornata di corse, in un gruppo cinguettante di signore.
Nel pésage , tutto fiorito di vesti primaverili, sul tenue verde delle fronde rinascenti, era un ondeggiamento bianco e rosa, bianco e viola: i colori di moda. Le uniformi scintillavano, i bookmakers gridavano, la campanella squillava e un sorriso correva da un capo all’altro sotto gli ombrellini, un sorriso di donne tutte belle, al cui orecchio scherzava la paroletta galante, mentre tentavano di fare un viso un po’ desolato per dirmi:
– O povero tenente! Laggiù, tra quei selvaggi la mandano? Torni presto, eh!
Subito cerco cogli occhi di lei, il mio piccolo amore, col quale filavo l’idillio di un mese; scorgo il suo musino folleggiante nel solito circolo di giovanotti e, presala in disparte:
– Vado in Sardegna, sa?
Essa mi ha guardato di sotto in su con gli occhietti di cinese leziosa, col suo sorriso arcuato.
– Ma che! Non è vero!
– Parola d’onore.
Per la prima volta l’ho vista un po’ seria.
– In Sardegna? Salute!
E mi ha fatto una piroetta. Chi sa? Forse per lei quella giratina sui tacchi era un’espressione di rammarico; ma io ho sentito una fitta al cuore. Era poco, via, per uno che se ne va tra i banditi!
A casa il pranzo trascorse lungo, in silenzio. Proprio allora, da Napoli, da mio fratello di marina, era giunto un dispaccio che annunziava la sua partenza per la Cina; e il babbo uscì a dire, scotendo il capo, lo sguardo nel piatto:
– Se vale la pena, domando io, di aver due figliuoli, per vederseli sbalzare uno tra i Cinesi e l’altro tra i briganti!


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Nel 1914 appare per la casa editrice Treves il libro "Caccia Grossa. Scene e figure del banditismo sardo" e ha subito un buon successo di critica.

Dietro lo pseudonimo di Miles si cela il suo autore, Giulio Bechi (1870-1914), un tenente di fanteria proveniente dalla piccola nobiltà fiorentina, con la vocazione della scrittura, giunto in Sardegna come parte di quel corpo di spedizione che il ministro dell'interno Pelloux ha inviato nell'isola per cercare di far fronte in maniera radicale all'emergenza del banditismo, che in quegli anni sparge sangue e sembra non poter essere arginato.

Comincia questa sorta di spedizione, di partita di caccia grossa, come in maniera infelice ebbe a chiamarla il giovane militare, che vi partecipa direttamente sul Supramonte e ne rimane vivamente impressionato, pur condividendo nel profondo la strategia del terrore messa in atto dal Governo, che pone in stato di assedio l'intera Barbagia nel tentativo di creare il vuoto attorno ai latitanti.

Un volume che è anche importante memoria dell'Isola e di uno dei suoi momenti più difficili.

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