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MAREGOT vuole salvare le coste sarde dall'erosione

Un progetto europeo vuole salvare il litorale dell'isola da erosione, inquinamento e perdita di sabbia, con l'utilizzo di innovativi attenuatori d'onda sperimentati dopo 50 anni di studio.

No all’erosione e alla perdita di sabbia sulle coste della Sardegna. È l’obiettivo del progetto MAREGOT, presentato il mese a scorso a Genova: l’acronimo sta per MAnagement des Risques de l'Erosion cotière et actions de GOuvernance Transfrontalière, ed è un programma transfrontaliero co-finanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) nell’ambito della Cooperazione Territoriale Europea (CTE). Soldi dalle tanto bistrattate istituzioni europee per salvare il mare sardo (e non solo), insomma, visto che prevede importanti aiuti ed interventi in Sardegna, Corsica e Liguria, destinati  a risolvere gli effetti  dell’ erosione delle coste e della perdita di sabbia negli  arenili. Verrà valutata anche la possibilità di installare dei moderni frangiflutti artificiali, in grado di fermare il fenomeno dell’erosione e di riformare la zona di sabbia sparita a seguito delle mareggiate. Si tratta di piccole strutture artificiali, denominate  “attenuatori d’onda” che, oltre a tutto, fanno da “trappola” a legname, alghe, plastiche e quanto altro possa creare problemi di igiene. Le informazioni su queste strutture si trovano sul sito Wawtech.

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La regione Sardegna ha cofinanziato il progetto con 11 milioni di euro, visto che si tratta di un progetto innovativo, dal momento che dopo una cinquantina d’anni dai primi studi, il 20 Gennaio 2017 è stato messo in acqua il modello in scala 1/10 di un attenuatore d’onda, che nel suo piccolo sembra aver funzionato egregiamente. Si tratta di una barriera di prossimità dell’arenile, una cosiddetta “barriera di aderenza” che preserva la spiaggia dall’erosione e permette, nel contempo, il ripascimento dell’area con un notevole apporto di nuovo materiale. Insomma, l’attenuatore d’onda non solo protegge la spiaggia dall’erosione ma crea nuova disponibilità di sabbia utilizzabile, bloccando lo spiaggiamento di sacchetti di plastica, bidoncini, legni, alghe e quant'altro trasportato dalle onde verso riva. In questo modo si preserva anche l’igiene della spiaggia e non solo, perché la sua configurazione ne permette l’utilizzo anche come “passerella” sulla quale poter installare illuminazione con pannelli fotovoltaici, piuttosto che  strumentazioni scientifiche come sensori meteomarini oppure rilevatori di inquinamento. L’elemento di attenuazione è di piccole dimensioni: alto solo un metro e quaranta centimetri , posizionato a pochi metri da riva, emerge di soli 50 cm circa dal pelo dell’acqua.

Foto | Alessia Missiaglia su Flickr

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