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Nutrie e punteruolo rosso, tutti gli alieni di Sardegna

Al via un progetto europeo per contrastare le specie invasive introdotte dall’uomo, l’isola è uno dei territori più colpiti, con danni economici e ambientali notevoli.

Le specie aliene invasive minacciano l’economia e la biodiversità, anche quelle sarde, e ogni anno provocano, a livello europeo, ben 12,5 miliardi di euro di anni (che secondo i ricercatori è una cifra sottostimata, con un costo reale che si aggirerebbe sui 30 miliardi). È l’assunto da cui una serie di istituzioni e associazioni italiane, in prima fila ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e Legambiente, sono partite per creare il progetto ASAP (Alien Species Awareness Program), con l’obiettivo di arginare il fenomeno e tutelare le specie autoctone “il più presto possibile”. Si tratta peraltro sempre di specie introdotte dall’uomo, accidentalmente o volontariamente, al di fuori dell’area di origine, che si insediano in natura e causano impatti sull’ambiente o sulla vita dell’uomo.

Le specie aliene invasive danneggiano il nostro patrimonio naturale, e il fenomeno è in forte crescita: in Europa il numero di specie aliene è cresciuto del 76% negli ultimi 30 anni e addirittura del 96% in Italia. Vie di ingresso privilegiate sono porti e aeroporti, dove merci e persone possono fungere da vettori volontari o inconsapevoli, ma un ruolo importante nella loro diffusione è giocato dal commercio di piante esotiche e animali da compagnia, l’introduzione volontaria per attività di pesca sportiva e venatoria, il rilascio da parte di cittadini e la fuga da allevamenti. In Italia sono presenti più di 3000 specie aliene, introdotte spesso volontariamente, di cui oltre il 15% invasive, ovvero che causano impatti. Anche i nostri mari sono caratterizzati da elevati tassi di invasione di specie aliene; il numero di specie marine aliene nel Mediterraneo è più che raddoppiato tra il 1970 e il 2015, con 150 nuove specie registrate solo negli ultimi 15 anni. Le specie aliene invasive causano da tempo nel nostro Paese impatti sulla biodiversità (gambero rosso americano, scoiattolo grigio, tartaruga palustre americana, caulerpa, robinia), sulle attività economiche (nutria, cozza zebrata, fitofagi come il cinipede del castagno e la cimice del pino) e sulla salute umana (ambrosia, zanzara tigre). Ma i tassi di crescita del fenomeno fanno sì che ci troviamo a fronteggiare minacce sempre nuove. Il calabrone asiatico, arrivato in Italia nel 2012, è una grave minaccia per le api, mentre il Marmorkreb, gambero di origine nordamericana, entrato nel nostro Paese da pochi anni, può causare gravi impatti agli ecosistemi d’acqua dolce.

Il progetto ASAP coinvolgerà un gran numero di attori implicati a vario titolo nella gestione delle specie aliene promuovendo, attraverso incontri, seminari e tavole rotonde, l’adozione di codici di condotta volontari e di buone pratiche sulle specie invasive per cacciatori, pescatori sportivi, florovivaisti, commercianti di pet, professionisti (progettisti del verde) e favorendo l’adozione di linee guida sulle gestione delle specie aliene invasive nelle aree protette di almeno quattro Parchi Nazionali. Partecipano anche l’Orto botanico e l’Università di Cagliari, infatti la Sardegna è una regione molto colpita, nel Sud dell’isola è particolarmente rilevante la presenza delle nutrie, che sono inserite nell'elenco delle 100 specie invasive più dannose al mondo, stilato dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Nelle zone densamente popolate, questi animali possono portare alla drastica riduzione di piante acquatiche, causando gravi squilibri all’ecosistema locale e determinando gravi danni all’agricoltura. L’attività di scavo delle loro tane poi indebolisce gli argini dei corsi d’acqua, aumentando il rischio di esondazioni. Un annoso problema sardo è anche la presenza del punteruolo rosso delle Palme, una delle specie invasive di più vecchia diffusione, che come ha ricordato alla presentazione del progetto Giuseppe Brundu, dell’Università di Sassari, rappresenta un caso “difficile da risolvere” perché è stato “trascurato” al momento della sua comparsa, quando ancora non si capiva bene quali sarebbero state le conseguenze. Il coleottero si è così installato in varie parti del territorio, e rappresenta un esempio di ciò che non si deve fare in futuro, visto che spesso le specie “a rischio” possono essere facilmente eradicate appena compaiono, mentre potrebbe risultare impossibile farlo in seguito.

 

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