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Renzi: “Saremo il paese più rinnovabile”

Il premier “presenta” i futuri piani di investimento di Eni, Enel e Terna sulle energie pulite, promette una grande “strategia verde”, e contesta chi critica il governo.

Da La Stampa | Roberto Giovannini

Non gli andava giù al premier Matteo Renzi di essere additato come nemico dell’ambiente e delle fonti energetiche rinnovabili, a maggior ragione dopo il deliberato sabotaggio del referendum sulle trivelle. «Visto che sono considerato da certi esponenti politici molto spesso attento alle lobby - ha detto oggi nel corso di una conferenza stampa - vedendo i risultati possiamo dire che questo governo è in mano alle lobby delle rinnovabili, che sono la strategia per il futuro del nostro Paese». In realtà gli stessi numeri distribuiti dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda lo confermano: il boom irresistibile del settore rinnovabili si è fermato proprio nel renzianissimo anno di grazia 2015, anno in cui le fonti pulite hanno bloccato gli investimenti, le installazioni, ed è diminuita dal 33,4 al 33,0% la quota di elettricità “pulita” rispetto al totale. 

I CAMPIONI NAZIONALI ENERGETICI  
E così, per contrastare queste critiche, oggi il premier ha convocato in pompa magna una conferenza stampa con i numeri uno di quelli che Renzi dall’inizio del suo mandato considera i “campioni nazionali energetici”: Francesco Starace di Enel, Matteo del Fante di Terna, la società che gestisce la rete elettrica, e ancora una volta Claudio Descalzi di Eni, una azienda che si occupa di petrolio e gas, e che tutto il mondo (escluso Palazzo Chigi) considera assolutamente estranea al campo delle rinnovabili. Tre manager chiamati a raccontare i futuri programmi di investimento green delle loro aziende; e per questa via, certificare che l’Italia e il suo governo sulle rinnovabili fanno sul serio. In più, sempre oggi è stato firmato il decreto del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda che vara i nuovi incentivi per le fonti energetiche non fotovoltaiche. Vale 9 miliardi di sussidi per i prossimi 20 anni. 

«Il nostro obiettivo in campo energetico e segnatamente sulle rinnovabili è essere in grado di dimostrare che siamo e saremo sempre più all’avanguardia», ha detto Renzi. E quindi, «basta prendere lezioni dagli altri, noi siamo all’avanguardia ma questo vuol dire cambiare sempre. Dopo la stagione di polemiche e di demagogia della campagna referendaria, tutti insieme vogliamo lavorare per fare dell’Italia il Paese più rinnovabile. Possiamo farlo perché abbiamo talenti, ingegneria, capacità di innovazione e anche energie nuove che possono essere messe in campo». «Abbiamo aspettato la fine delle polemiche post referendarie e sulle amministrative», aveva detto il premier, per presentare «un pacchetto di interventi che parte dalle aziende private e che dimostra che, con l’impegno del Governo, c’è una strategia verde in questo Paese». E ancora: «vorrei che fosse chiaro per gli italiani il messaggio che le migliori tecnologie e competenze stanno nelle aziende italiane che lavorano in questo settore: il pianto di chi dice che sulle rinnovabili non siamo in forma o in prima linea deve finire».

GLI ESPERIMENTI DELL’ENI  
Il pacchetto presentato da Eni non è (per forza di cose) particolarmente ricco. Fondamentalmente Eni - che più che mai continuerà ad occuparsi di gas e petrolio, e cioè delle fonti fossili che creano il cambiamento climatico - ha individuato circa 4000 ettari di terreni di sua proprietà non più utilizzati, che sono stati bonificati dai veleni industriali del passato. Aree non certo belle o di qualità, che l’ad Claudio Descalzi vorrebbe coprire di pannelli fotovoltaici, o in alternativa usare per il solare a concentrazione), possibilmente facendo accordi con Enel o altre aziende del settore. Sulla carta queste aree potrebbero generare 2,4 GW di elettricità pulita, ma per adesso l’azienda del Cane a sei zampe pensa di utilizzarne solo il 10%, 400 ettari, per complessivi 240 MW. I primi 70 MW saranno pronti nel 2017, con due siti in Sicilia, due in Sardegna e uno a Manfredonia, in Puglia; il resto entro il 2020. Insomma, 700 milioni di investimenti, niente di “spaziale”. Ancora, Eni ha annunciato che alcune delle cento piattaforme petrolifere sperse in Adriatico e come noto inutilizzate verranno adoperate per fare degli esperimenti su nuove tecnologie di rinnovabili allo studio di Eni, ad esempio per sfruttare il moto ondoso. 

I PROGRAMMI DI ENEL  
«Abbiamo in vista circa 2 miliardi di investimenti sulle rinnovabili», ha annunciato l’ad di Enel Francesco Starace, che ha delineato un futuro roseo per il settore delle energie pulite, ma che però ha chiaramente messo le mani avanti: l’impegno di Enel «dipenderà anche dall’evoluzione della normativa nel nostro paese». Ancora, nei programmi di Enel ci sono 500 milioni di investimenti nella geotermia, c’è la speranza di mettere le mani nel massiccio mercato del rinnovamento del parco eolico nazionale, e c’è la trasformazione di 23 siti produttivi di centrali «che abbiamo iniziato a chiudere e convertire con un investimento di 200 milioni tra bonifiche e conversioni, più gli investimenti per i singoli siti che non possiamo quantificare». Altri 2 miliardi di euro serviranno a migliorare la digitalizzazione dei contatori, a breve verrà svelato il piano per la realizzazione delle colonnine di ricarica delle auto elettriche, e infine l’azienda intende sbarcare anche sul mercato delle batterie: sia i sistemi di grandi dimensioni che quelle di tipo domestico.

TERNA, LA RETE ELETTRICA GLOBALE  
«Abbiamo esportato in questi giorni energia rinnovabile italiana verso la Francia, l’Italia è un hub elettrico a trazione rinnovabile nel Mediterraneo», ha detto l’amministratore delegato di Terna Matteo Del Fante. Terna, ha spiegato, dispone di 25 reti di collegamento con i Paesi vicini ed è pronta ad effettuare 4 miliardi di investimenti in 4 anni. Ed ha spiegato: «Abbiamo sei nuove linee di collegamento con l’estero. Stiamo lavorando a due progetti avanzati, uno in Francia un collegamento sotto il Frejus e collegheremo i Balcani via Montenegro. Poi Stiamo lavorando ad una linea con la Svizzera, l’Austria e abbiamo iniziato i lavori di collegamento verso Sud, verso la Tunisia». Parlando poi della filiera italiana e del lavoro di squadra, ha concluso: «Qualche settimana fa abbiamo consegnato ad Enel una linea di interconnessione per un impianto eolico in Cile, abbiamo progetti avanzati con Eni in Sud africa. Cerchiamo di esportare la filiera, il 95% del capex di Terna finisce a imprese italiane».

L’ORGOGLIO DI GALLETTI  
«Non sopporterò più da oggi che mi vengano paragonati e portati a confronto altri Paesi europei che hanno performance ambientali molto minori della nostra. Sulle rinnovabili abbiamo delle performance che sono le migliori in Europa e forse nel mondo». Per il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, «nessuno mi venga più a paragonare l’Italia sulle rinnovabili con la Germania, che ha ancora il carbone molto più di noi e il nucleare, o con la Francia, che ha il nucleare. Noi abbiamo fatto scelte precise, che oggi ci permettono di andare verso una transizione verde e un’economia verde, una parte importante del piano industriale del Paese».

IL DECRETO DI CALENDA  
Le rinnovabili «sono un pezzo significativo e fondante» e «sono incentivi molto diversi dal passato, resta un livello uniforme e non c’è un aggravio». Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, lo premette prima di firmare, a Palazzo Chigi il decreto di incentivazione delle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. «È l’occasione - ha detto - per fare un ragionamento industriale e non solo finanziario. La spesa a regime sarà di oltre 400 milioni l’anno per venti anni per arrivare ad un totale di 9 miliardi nel periodo degli incentivi. Calenda ha spiegato che «il 50% sarà destinato alle fonti a basso costo, vicine all’equilibrio economico, un altro 25% alle `tecnologie di frontiera´ ad alto potenziale sui mercati esteri e il restante 25% a fonti biologiche, ad economia circolare».

Il decreto si applicherà per un periodo di tempo limitato, alle iniziative che saranno selezionate tramite un sistema di registri ed aste, entro l’anno 2016, in quanto dal 2017 dovranno essere applicate nuove regole Ue. I criteri di allocazione delle risorse si rivolgono a tecnologie più vicine all’equilibrio economico come, ad esempio, è il caso del grande eolico e della geotermia convenzionale; il provvedimento investe poi su nuove tecnologie innovative come il solare termodinamico e la geotermia innovativa a emissioni zero, settori a potenziale di sviluppo su mercati esteri. attenzione è poi rivolta all’uso energetiche di fonti biologiche, compresi sottoprodotti e rifiuti, favorendo l’economia circolare e la gestione integrata della filiera agricola. Infine, Calenda annuncia che a fine estate ci sarà la risistemazione degli oneri in bolletta.

Foto: CC0 Public Domain | Pixabay

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