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Il Parco rinuncia ad acquisto: per Budelli non c'è pace

L'Ente rinuncia al riscatto dell'isola dalla Spiaggia rosa nonostante i 3 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero dell'Ambiente, è di nuovo caos sul destino della meraviglia dell'Arcipelago della Maddalena.

Non c’è pace per Budelli. Dopo anni di tira e molla tra gestione pubblica e privata della meravigliosa isola dell’arcipelago della Maddalena, la querelle che aveva visto coinvolto il magnate neozelandese Harte e buona parte del Parlamento sembrava finalmente risolta a favore del Parco, che aveva ricevuto il nulla osta (e 3 milioni di euro di fondi da parte del Ministero dell’Ambiente) per il riscatto che avrebbe reso nuovamente pubblica a tutti gli effetti la proprietà dell’isola con la spiaggia rosa. Invece, la novità è che l’Ente Parco avrebbe rinunciato all’acquisto a causa dei costi troppo alti. Secondo i consiglieri dell’Ente, infatti, i fondi andrebbero utilizzati per “altre iniziative a vantaggio della valorizzazione del territorio”, secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa.

La rinuncia è abbastanza sorprendente, visto che la possibilità di acquisto da parte del Parco era stata salutata come un trionfo e un segnale che le nostre bellezze naturali devono rimanere pubbliche a tutti gli effetti, sebbene Budelli sia sottoposta a un forte vincolo che in ogni caso impedirebbe praticamente qualsiasi tipo di intervento “invasivo”. In realtà le divisioni sull’argomento si erano già palesate in tempi “non sospetti”, e in particolare una parte del mondo ambientalista, con in testa Legambiente, si era schierata contro l’intervento pubblico, sostenendo che spendere tre milioni di euro per "pubblicizzare" l'isola della spiaggia rosa sarebbe suonata “stonata in un momento in cui la crisi economica” renderebbe “fin troppo evidenti le vere priorità in campo ambientale in Sardegna". Peraltro, che ci fosse qualcosa di strano lo aveva affermato un anno fa anche la senatrice Loredana De Petris (SEL/SI), secondo la quale si accusava il Parco “dell’assenza del piano d’assetto per la tutela”, che invece era stato predisposto e trasmesso all’assessorato regionale all’Ambiente, che però lo aveva “tenuto nel cassetto”. De Petris sospettava quindi “delle complicità” all’interno delle diverse istituzioni locali, nel contribuire “a trovare un pretesto per dare ragione ad Harte”.

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